Londra si
prepara alla guerra mondiale con bombardieri nucleari e sottomarini atomici.
Messaggio a Mosca
LONDRA - Londra
si prepara a una guerra mondiale combattuta con armi nucleari. E' stata resa niota la nuova
dottrina di difesa britannica, che viene aggiornata ogni 10
anni. Si tratta di un documento di 140 pagine le cui raccomandazioni sono state
accolte in toto dal governo laburista di Keir Starmer. Si tratta di un chiaro messaggio a Mosca.
L’indicazione
principale - spiega Luigi Ippolito sul Corriere della Sera - è quella di
rendere la Gran Bretagna «pronta a combattere una guerra» in Europa o
nell’Atlantico, a fronte di una minaccia russa definita «immediata e
pressante».
Con questo
obiettivo Londra si doterà di una nuova flotta di sottomarini d’attacco a
propulsione atomica, fino a 12 vascelli che saranno pronti entro la fine di
questo decennio. Inoltre, verranno investiti 15 miliardi di sterline (circa 18
miliardi di euro) nell’ammodernamento del deterrente nucleare e si sta
prendendo in considerazione l’acquisizione di bombardieri strategici in grado
di sganciare testate atomiche (finora l’arsenale nucleare britannico è
dislocato su 4 sottomarini Trident, perennemente in
navigazione).
Il ministro
della Difesa, John Healey, ha detto esplicitamente che la Gran
Bretagna deve essere pronta a fronteggiare un attacco militare da parte della
Russia e che la nuova dottrina di difesa è «un messaggio a Mosca» che Londra ha
intenzione di combattere. Si tratta di una completa rivoluzione della postura
militare britannica, finora focalizzata su agili corpi di spedizione in grado
di affrontare conflitti all’estero contro avversari a bassa tecnologia (vedi le
guerre in Iraq e Afghanistan): adesso è in gioco una sfida complessa a 360 gradi,
che prevede anche una dimensione di guerra elettronica.
Tra le altre
misure - riferisce Ippolito - c’è anche la formazione di una Guardia
Nazionale, un esercito territoriale di cittadini impegnati nella difesa di
infrastrutture strategiche, dagli aeroporti alle linee di comunicazione. Si
cercherà inoltre di invertire il declino dei ranghi delle Forze Armate, che si
sono pericolosamente assottigliate negli ultimi decenni.
Il governo Starmer si è già impegnato a portare le spese per la Difesa
al 2,5% del Pil entro due anni (dal
2,3%), dimezzando a questo scopo i fondi destinati alla cooperazione
internazionale. Ma la nuova dottrina di difesa richiede di innalzare la spesa
almeno al 3% del Pil, obiettivo che era stato ventilato dai ministri ma che si
scontra con la cautela del Tesoro, che ha messo in guardia dalle difficoltà
inerenti a un simile sforzo
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