UN
MONITO E UNA SPERANZA DI RISCATTO
Trame,
intrighi, leggi liberticide. "2027. Fuga dalla democrazia" il nuovo
romanzo di Sergio Rizzo
di
Evelina Santangelo - L'Espresso
ROMA - Le
prime avvisaglie si erano avute durante il referendum per l'approvazione della
riforma costituzionale che prevedeva l'elezione diretta del presidente della
Repubblica, voluta strenuamente dal premier in carica. Poi era stata la volta
delle votazioni dei rappresentanti di Camera e Senato, avvenute in mezzo a
diluvi, smottamenti, esondazioni in tutta Italia, al punto che si era dovuta
prendere la decisione di ripetere le elezioni settimane dopo. L'esito era
stato, se possibile, ancora peggiore: un'affluenza alle urne irrisoria e
un numero spropositato di schede bianche.
È con questa
radicale rinuncia all'esercizio della sovranità da parte del popolo italiano
che comincia il romanzo distopico di Sergio Rizzo, 2027. Fuga dalla
democrazia (pag 224, Solferino editore),
ambientato nel 2027 appunto, in un'Italia attraversata da una crisi politica e
istituzionale catastrofica.
Un tale
spropositato astensionismo infesta i sonni dell'ambizioso presidente del Consiglio e capo di Stato,
che si circonda di sodali fedeli e vede complotti ovunque. Li vede persino
nelle pagine di un libro di José Saramago, Saggio sulla lucidità,
che vent'anni prima profetizzava la fuga degli elettori dalle urne e una
valanga di schede bianche.
È questo il
«mistero» con cui si ritrova a fare i conti un governo di destra dal polso
fermo, ora acerrimo nemico dell'Europa e dei suoi vincoli ora pronto a cercare
in quella stessa Europa consensi per le sue scelte autoritarie, come la
dichiarazione dello stato di emergenza con cui cerca di blindare se stesso, la
propria sopravvivenza, a colpi di decreti legge illiberali. Ddl per la
sicurezza contro ogni forma di dissenso o manifestazione, ddl
antimmigrazione che istituiscono blocchi navali e deportazioni in Paesi amici
come l’Albania, ddl bavaglio contro la stampa ancora
libera, ddl che smantellano il potere del Parlamento
e della magistratura... in una deriva antidemocratica sempre più
parossistica.
In questo
clima di sospetto dai tratti paradossali, che sarebbero grotteschi se non
avessero conseguenze concrete sulle esistenze di tutti (cittadini italiani,
europei, migranti), si ritrova a combattere le sue battaglie la giovanissima Mara
Berberi, figlia di un Capitano della guardia costiera di origine albanese
arrivato a Bari, insieme a ventimila disgraziati, l'estate del 1991 con la nave
Vlora in un viaggio della speranza dai tratti biblici. Aurel Berberi,
questo il nome del Capitano, però è un uomo tutto d'un pezzo, che crede
nell'ordine costituito, nella legge, e non approva le battaglie umanitarie
della figlia con la Ong «fuorilegge» Migrant Rescue
Committee così come le sue scelte sentimentali, e cioè l'amore di Mara per
un'altra donna, attivista anche lei.
Ma quanto più
sono autoritarie le decisioni del premier e del suo governo tanto più
risultano arbitrarie, prive di fondamento, campate in aria. Quanto maggiore è
l’accentramento di poteri nelle mani dell’esecutivo e di una sola figura
(pronta ad approfittare dello stato di emergenza), tanto più profonda si fa la
crisi democratica che, di fatto, svuota quello stesso potere e le sue
prerogative.
A rendere
ancora più traballante e fragile quel potere che vorrebbe essere scritto con la
P maiuscola, autoalimentandosi e istituendo ministeri grotteschi quanto arcigni
(ministero di Giustizia e Pena; ministero della Difesa Attiva; ministero
dell’Istruzione, del Merito e dell’Obbedienza; ministero della Fabbricazione
Italiana…), sono le lotte intestine nella maggioranza, e in particolare le
trame di un vicepremier ancora più radicale nel suo antieuropeismo,
autoritarismo, disegno antimmigrati. Un
vicepremier che sguazza nella crisi europea e mondiale, nel suprematismo
dilagante, nelle incertezze della guerra alle porte d'Europa, nelle trame di
un'internazionale neonazista, e lo fa con contorsioni velenose, tranelli
politici e giudiziari che non risparmiamo gli alleati, nemmeno i più potenti
tra i potenti, come il capo del governo di cui il vicepremier aspira a prendere
il posto.
In questo
romanzo di trame oscure, nazionali e internazionali, servizi segreti più o meno
deviati, alleanze insospettabili, pugnalate alle spalle, nuove strategie della
tensione che approfittano del disfacimento democratico per incutere terrore, toccherà
al gesto di pochi che non si arrendono, o che si mettono in ascolto della
propria coscienza e della propria storia, rimettere in moto la partecipazione,
l'azione politica, la fiducia, la vita. Toccherà all’attivista per i diritti
umani Anna, alla sua fidanzata Mara, e a chiunque trovi il coraggio di mettere
il diritto al di sopra di regole ingiuste, disobbedendo. Come accade in tutte
le distopie che si rispettano, il romanzo di Sergio Rizzo porta alle estreme
conseguenze dati di realtà politica cogliendone la portata e le implicazioni.
Così, anche se
i fatti e i personaggi sono opera di fantasia dell’autore, come recita la nota
in calce al testo, il clima politico rimanda ad aberrazioni del potere e
disillusioni che purtroppo abbiamo imparato a riconoscere in questo nostro
tempo buio. Per questo 2027. Fuga dalla democrazia suona anche come un
monito e come una speranza estrema di riscatto.
***
(Evelina
Santangelo www.lespresso.it)