INTERVISTA
A MIRCO CALCABRINA
'Vecchie
menzogne. Mantegna a Parigi'. Un nuovo giallo con venature noir
di Michele Sabatini
ROMA
- “Vecchie menzogne. Mantegna a Parigi”, uscito per la casa editrice in
crowdfunding Bookabook, è il libro d’esordio
di Mirco Calcabrina. Un giallo con venature
noir, non propriamente un thriller, quanto piuttosto un romanzo d’azione.
Scritto seguendo l’insegnamento giornalistico delle 5 W: Who? (Chi?), What? (Che cosa?), When?
(Quando?), Where? (Dove?), Why?
(Perché?). Ma non in maniera asfittica e pedissequa, bensì con un respiro
cinematografico.
Non
a caso, quando a Parigi il furto di un cimelio di famiglia si chiude con un
omicidio, l’antiquario Giorgio Léon Mantegna viene ingaggiato da una misteriosa
donna per far luce sul caso. Ma nulla è semplice: la famiglia della vittima
sembra nascondere più di un segreto, mentre un ignoto sicario si muove
nell’ombra. Presto Mantegna scoprirà che il delitto affonda le sue radici nel
torbido passato della Seconda guerra mondiale e nelle storie di alcune SS in
fuga.
Tra
false piste, verità a lungo taciute e bugie ben vestite, su uno sfondo ricco di
intrighi politici, Mantegna farà di tutto per svelare il mistero prima che sia
troppo tardi. Riuscirà a riunire tutti i tasselli della storia e a salvare così
anche la propria vita?
“Il
suo viso aveva perso ogni traccia di innocenza e adesso lo fissava con tutta la
sua glaciale grazia. Gli afferrò il bavero della giacca, lo bacio profondamente
sulle labbra e poi gli sussurrò: - Un lavoro ben fatto”
Regista
radiofonico e consulente per la comunicazione, conoscevo Mirco Calcabrina per quella fama che ci investe e che ognuno ha.
Poi c’è stata un’occasione: la condivisione di un paio di allenamenti con la
squadra di calcio amatoriale – l’ASD Montefalco FC – del nostro paese
d’origine, il posto in cui viviamo. Ci ha fatto scoprire che avevamo passioni
comuni. Tra queste la scrittura.
Quando ho saputo che aveva scritto un romanzo e che stava cercando di
pubblicarlo il mio interesse è cresciuto. Così ho partecipato alla campagna di
crowdfunding che ha permesso l’edizione di “Vecchie menzogne”: sono entrato in
possesso della mia copia qualche giorno fa. Prima ancora ho avuto la
possibilità di leggere la bozza, ma ho preferito aspettare la versione definitiva,
lasciando ad autore ed editor la possibilità di
annusarsi, iniziare la danza del loro dialogo e fare con calma il proprio
lavoro.
Ho trovato un libro compiuto nella sua semplicità e sano nella sua struttura.
Una scrittura chiara, un linguaggio preciso, uno scenario maturo e in grado di
valorizzare le scelte narrative dell’autore. Una storia che mi piace pensare
omaggi il cinema francese d’azione: non tanto i poliziotteschi degli anni ’70
del secolo scorso, quanto le pellicole di fine millennio di Luc
Besson e poi quelle del nuovo del suo epigono Olivier Marchal. Registi, attori,
uomini. Volti iconici, ma più Jean Reno che Alain Delon e Jean Paul Belmondo.
Ecco quindi Giorgio Léon Mantegna, antiquario di Perugia: un gaudente più che
un Don Giovanni.
C’è
onesto divertimento nella lettura di “Vecchie menzogne”. Un’opera che è libro
di genere, perché aspira ad esserlo e mantiene ciò che promette. L’autore mi ha
rivelato che quando l’ha scritto pensava alla
possibilità di regalare un tempo di evasione, spensieratezza ai suoi futuri
lettori. C’è riuscito ed è un grande merito, e grande deve essere la
soddisfazione di vedere compreso ciò che si è scritto.
“Vecchie
menzogne” non è per questo un libro facile, ne è stato facile pensarlo e poi
scriverlo. C’è dietro un’idea, la cura di un pensiero, la creazione di un
ecosistema che è allo stesso tempo ecologia, la genesi del personaggio
protagonista e dei suoi comprimari, la necessità di dare sostanza alla loro
psicologia, la loro caratterizzazione.
La verità è che questo volume è un meccanismo più complesso di quel che possa
sembrare, una struttura a livelli, stratificazioni di materiale narrativo.
Prima la storia; poi le citazioni, i rimandi, il bagaglio culturale che
sedimenta nel nostro inconscio e costituisce memoria condivisa; e poi, appunto,
l’introspezione psicologica dei personaggi, la loro capacità di entrare in
relazione e rilanciare l’azione.
Si,
perché c’è una cosa che mi piace particolarmente della scrittura di Mirco Calcabrina e del suo romanzo: il modo in cui avviene il
passaggio da un capitolo all’altro. La capacità di creare delle chiusure
armoniche che sono in realtà dei ganci per permettere alla storia di
proseguire. Al lettore di portare a compimento la propria lettura.
“-
Le bugie, Mantegna, quelle sporche bugie mi ammazzeranno. Il braccio non sarà
più lo stesso, mi toglieranno dal servizio attivo e la vita d’ufficio non fa
per me, quindi ho deciso di congedarmi, ma prima voglio dire la verità su
quello che ho scoperto
Mantegna guardò De Roche dritto negli occhi, poi disse con tono grave: -
Tenente, la verità non esiste, esistono soltanto persone disposte a credere”.
Mirco Calcabrina, di cosa parla “Vecchie
menzogne”?
“Vecchie
menzogne” parla del difficile rapporto che tutti noi abbiamo con la verità. Il
mio percorso di studi è stato storico-politico, poi ho lavorato come
giornalista per diversi anni. Queste due esperienze mi hanno fatto capire come
alla realtà dei fatti si sovrapponga la narrazione e poi la storicizzazione dei
fatti stessi. In sintesi credo che la verità non sia
relativa, ma poi la narrazione e la sedimentazione di questa narrazione - come
fatto assodato - sia invece molto manipolabile e quindi difficilmente “certa”.
Ne consegue che il nostro rapporto con la verità, a mio avviso, è quasi sempre
una sorta di mediazione: accettiamo una verità che giudichiamo “decente”
secondo i nostri valori. “La verità non esiste, esistono solo persone
disposte a credere”
Perché
hai scelto un antiquario come protagonista? Chi è Giorgio Léon Mantegna? Sei
tu? È una persona che esiste veramente?
Ho
scelto un antiquario perché è una delle vite alternative che mi sarebbe
piaciuta vivere: amo l’arte e ancor di più la storia dell’arte. Dal punto
di vista letterario ho scelto un antiquario perché da lettore ero stanco degli
investigatori privati vecchio stile, e poi perché la realtà è molto più
sorprendente della fantasia; tutti noi possiamo uscire di casa al mattino e
trovarci coinvolti in una storia più grande di noi. Giorgio León Mantegna è una
persona normale che ha deciso di crearsi una vita particolare, alternativa, a
volte sopra le righe, partendo e restando nel cuore della provincia italiana:
in questo un po’ mi rivedo.
Il personaggio è stato completamente creato dalla mia fantasia, non è ispirato
a nessuna persona realmente esistente, né rappresenta una mia proiezione o una
mia nemesi. Mantegna dice e fa cose che non farei mai, a volte posso
attribuirgli atteggiamenti o gusti personali che condivido così come altri che
detesto, ma ha origine e vita propria.
Come
hai ideato e poi costruito l’immaginario del tuo libro? Perché hai deciso di
ambientarlo tra Perugia e Parigi? Come hai lavorato sui personaggi, sulla loro
introspezione?
C’è
poco immaginario e molto metodo, quando scrivo seguo sempre un rigoroso
processo: su un foglio A4, a penna, creo la struttura del libro e i profili dei
personaggi; su un altro foglio A4 scrivo il soggetto completo da inizio alla
fine; poi inizio a sviluppare i capitoli. L’ambientazione rispecchia il mio
metodo: scrivo solo di cose che conosco, non improvviso. Nutro per Parigi un
amore profondo, l’ho vissuta da turista e da lavoratore, e nel libro cito tutti
i luoghi che ho vissuto in prima persona.
Lo
stesso vale per Perugia: oltre ad avere il consueto fascino del capoluogo di
regione (quella in cui vivo), è anche il posto dove ho avuto esperienze di
lavoro importanti e per brevi periodi ci ho vissuto. A mio avviso è una città
dall’anima noir, piena di vicende e leggende nere che sono perfette per un
libro del genere.
Per
quanto riguarda i personaggi ho cercato in primis di renderli funzionali alla
storia poi pian piano gli ho dato delle sfumature in base al mio gusto e
sensibilità.
Il
tuo è un libro autobiografico? In che senso potrebbe essere letto come tale?
No,
non è autobiografico. Potrebbe esserlo nel senso che per creare attingo dalla
mia vita, parto da argomenti che ho vissuto o che ho studiato. Ma poi li
deformo. A volte fino a ribaltarli del tutto.
C’è
un messaggio che vuoi mandare con questo tuo lavoro? A chi?
No,
questo libro è stato scritto per essere letto, per regalare qualche ora di
svago a me e ai lettori.
C’è
però l’interrogativo sul nostro rapporto con la realtà - di cui ho parlato in
precedenza - ma è una domanda. Non mi piacciono coloro che propinano risposte,
soprattutto quando non richieste.
Per
un periodo della tua vita hai fatto il giornalista, sei un consulente per la
comunicazione: qual è il tuo rapporto con la scrittura? Come hai iniziato a
scrivere? Perché poi, a un certo punto, hai deciso di scrivere e provare a
pubblicare un libro?
Il
mio rapporto con la scrittura è totale. È libertà, scrivo sempre e ovunque.
Ricordo
benissimo: ho iniziato a scrivere con cognizione di causa già in quinta
elementare. L’insegnante di italiano ci fece scrivere una storia che sarebbe
diventata il copione per la recita. Io ne scrissi una di fantascienza/horror su
uno scienziato pazzo che faceva esperimenti. Fu molto apprezzata e fu scelta
per essere rappresentata. Ne vado ancora fiero!
Pensi
che il lavoro che fai abbia influenzato il modo in cui hai scritto il tuo
libro? Come pensi invece possa aiutarti nella sua promozione?
Si,
il mio lavoro mi ha sicuramente aiutato nel dare una buona impostazione di base
al libro: ne ho avuto conferma dall’editor che, per conto della casa editrice,
ha effettuato la revisione e l’editing.Per
quanto riguarda la promozione, mi sta sicuramente aiutando nella comunicazione
diretta con i lettori, nella rete di contatti diretti e indiretti.
Come
nasce la scelta di pubblicare con una casa editrice in crowdfunding come Bookabook? Come funziona una casa editrice di questo tipo?
Quali sono le differenze con un editore tradizionale?
Il
primo incontro è stato casuale, poi il loro progetto mi ha convinto e li ho
scelti. Ho visto un loro post Instagram dove promuovevano il loro progetto. A
me interessava un dettaglio: se il testo inviato aveva i
requisiti minimi, la casa editrice si impegnava a leggere la bozza e a
dare comunque un parere. Quindi inizialmente li ho contattati per avere un
parere autorevole sulla mia opera.
Bookabook è un progetto unico nell’editoria
italiana, basato sul crowdfunding e soprattutto sul coinvolgimento diretto del
lettore. Dopo una prima scrematura da parte della casa editrice, i libri
ammessi vengono presentati sul sito della casa editrice e hanno tre mesi di
tempo per raggiungere un traguardo minimo di prevendite. Se il traguardo viene
raggiunto, il libro viene pubblicato. rispetto alla pubblicazione. Dopo
questo step tutto il processo continua in maniera classica e professionale:
editor, grafici, correttori di bozza, commerciali, specialisti di marketing,
tutti lavorano al tuo libro. Rispetto all’uscita in libreria le persone che
hanno partecipato al pre-acquisto ricevono il libro in
anteprima.
Qual
è il ruolo della lettura nella tua vita? Hai degli autori di riferimento? Per
“Vecchie menzogne” ti sei ispirato a qualcuno in particolare? In quale filone,
in quale genere letterario, ti piacerebbe fosse considerato?
Non esiste un termine che possa rendere l’idea, per me la lettura è un grande
amore, leggo molto anche se non sono un fanatico. La lettura è per me anche
ricordo d’infanzia, vengo da una famiglia operaia dove i libri non sono mai
mancati, dai più colti ai più frivoli. Ricordo da bambino, molto prima
dell’esistenza di Amazon, che i miei genitori erano abbonati a una rivista
letteraria che spediva a casa un libro insieme al bollettino postale da pagare
“sulla fiducia”. Altri tempi
In
“Vecchie Menzogne”, cito un libro di Francoise Sagan “Il Guinzaglio”, è proprio
uno di quei libri che ho preso dalla libreria dei miei. Non mi sono ispirato a
nessuno in particolare
Autori
fondamentali per me sono Conrad, Terzani, Kapuscinsky.
Ovviamente sono un fan del Noir Mediterraneo quindi di Montalban, Izzo,
Camilleri, Malvaldi, Manzini.
Il
tratto distintivo del libro è sicuramente l’azione. Direi quindi che è un
giallo d’azione.
Mi hai raccontato di aver scritto la tua opera durante il periodo del Covid e
quindi del lockdown: cosa facevi in quei giorni? Avevi - o meglio
hai - una routine di scrittura? Una disciplina di lavoro? Dove scrivi? Quando?
Su che supporto?
Ho
scritto il libro non durante il Covid, ma mentre ero malato di Covid. Tra
novembre e dicembre del 2023, mi sono trovato chiuso in un piccolo
appartamento, sistemazione provvisoria a causa di una ristrutturazione. In quel
posto non avevo nulla, nessuna connessione salvo il cellulare, una vecchia tv
con pochi canali, e qualche vecchio libro. Ho colto al volo l’occasione per
provare a scrivere un libro: un mio vecchio pallino. Così in 10 giorni ho
ideato il soggetto e scritto le prime 20 pagine. Sembra poco tempo, ma 10
giorni chiusi in casa fanno più di 15 ore al giorno di lavoro senza
distrazioni, è tempo sufficiente.
Ho
una disciplina di lavoro ben precisa, quando posso dedicarmi completamente alla
scrittura faccio così: vado a letto presto e mi sveglio all’alba; dopo
colazione dalle 7:00 alle 10:00 lavoro a ritmo costante; verso le 10:00 pausa
caffè, accendo il telefono e controllo eventuali comunicazioni, poi riprendo il
lavoro il prima possibile fino alle 13:00 quando cucino e pranzo. Alle 15:00
riprendo il lavoro fino alle 17:00, poi vado a fare sport per schiarire la
mente e la giornata finisce. Spesso quando sono in piena creazione scrivo dalla
mattina fino a tarda sera, salto pasti e tutto il resto per non smettere di
scrivere e perdere il filo. A volte mi sono anche finto malato.
Per
quanto riguarda il come: butto giù le idee a penna su qualsiasi pezzo di carta,
poi trasferisco il tutto su alcuni quaderni che compro in blocco, sempre gli
stessi, e che uso per i miei progetti. Poi scrivo a Pc.
Sei
hai una intuizione, prendi appunti o la lasci scappare via?
Prendo
appunti a penna o registro la mia voce sul telefono.
Quando
scrivi, c’è un timore o un rimorso, una paura insomma, che può prenderti?
A
volte ho paura di inserire nei miei testi situazioni scritte da altri nelle
loro opere, libri altrui che magari ho letto o film che ho visto, e che poi
inconsciamente ho fatto mie e riproposto. Faccio quindi sempre un controllo
approfondito dopo aver avuto un’idea per una “scena importante“.
Sei anche un regista radiofonico: qual è la play list che ascoltavi mentre
scrivevi “Vecchie menzogne”?
Come
detto, ero in una situazione precaria, avevo solo una scelta che ora mi
accompagna sempre quando scrivo, un vecchio cd del 2000 trovato in un cassetto,
una registrazione live di una serata dell’Umbria Jazz ‘00.
In
generale, quando scrivo ascolto del jazz classico e della musica Lo-Fi beats.
Sei inoltre sommelier e sei stato anche produttore di
vino: quali vini hai gustato durante la stesura del libro e quali vini consigli
di bere durante la sua lettura?
Ho
bevuto del buon Sagrantino di Montefalco (davvero). Per la lettura, consiglio
un Sagrantino o un Pinot Noir, che sono i miei vini preferiti e anche quelli
più rappresentativi dell’ambientazione.
In
definitiva, cosa ti hai insegnato questo libro? Qual è il dono, l’eredità che
ti ha lasciato? Come ti ha cambiato come persona?
Ho
provato profondo piacere nella scrittura di questo libro, ho riscoperto la
gioia di spegnere tutto e fare quello che mi piace. Prima ero schiavo della
frenesia e della connessione costante, ora sono guarito.
Progetti
per il futuro?
Trovare
sempre più tempo per scrivere. Non mi interessa il successo, non credo che sarà
mai un lavoro, voglio soltanto scrivere più che posso.
Sto
già scrivendo il secondo libro della saga “Mantegna”, non vi dico altro.
*****
Mirco
Calcabrina.
Nato nel 1987 tra le colline umbre, ha attraversato diversi mondi
professionali: è stato giornalista, sommelier, bracciante agricolo e produttore
di vino. Oggi lavora come regista radiofonico e consulente per la
comunicazione. “Vecchie menzogne. Mantegna a Parigi“ è
il primo romanzo della saga dedicata a Giorgio León Mantegna, un enigmatico
antiquario perugino. Il suo libro d’esordio è disponibile presso le migliori
librerie e sulle principali piattaforme di distribuzione online, oltre che sul
sito della casa editrice Bookabook. Il libro è
disponibile anche in formato Ebook..
SCHEDA
LIBRO
Titolo: Vecchie menzogne. Mantegna a Parigi
Autore: Mirco Calcabrina
Editore: Bookabook
Anno
edizione: 2025
Pagine: 136 p.
ISBN: 9791255993391
Prezzo
volume: € 15,00
Prezzo ebook: € 6,99