PROTAGONISTI DEL NEOREALISMO

 

Una piccola Cinecittà sul mare. La costiera amalfitana di Camillo Marino. Il marxista che piaceva a Gore Vidal 

di Paolo Speranza

 

NAPOLI - “Ad Amalfi predominavano l’eccellente Gaetano Afeltra e il vulcanico Camillo Marino”, scrivono Sergio Lori e Aldo Masella in Dolcevita a Napoli (edizioni Tempo Lungo). A cavallo degli anni ’50 e ’60 il giornalista e critico cinematografico avellinese, ma di origini salernitane, noto soprattutto come fondatore e “anima” del Festival “Laceno d’Oro” e della rivista “CinemaSud”, fu il “re” della mondanità tra Amalfi e Positano, simpatico e trascinante, amico dei Rossellini, dei turisti stranieri e dei pescatori di Atrani.

 

A questa sua dimensione meno conosciuta, più estiva e mondana rispetto alla sua lunga e intransigente militanza politica nell’area marxista, sono ispirati i 5 racconti del Sud e le sue canzoni ed è dedicato il libro Una piccola Cinecittà sul mare, appena edito da “CinemaSud” con il “Laceno d’Oro” e con l’Archivio Cinematografico Costiera Amalfitana per il centenario della nascita di Camillo Marino, con prefazione di Edoardo Borriello.

 

GORE VIDAL E CAMILLO, QUELLA FOTO AD AMALFI

"Gore Vidal il 30 agosto, nel salone Morelli dell'Amministrazione Comunale di Amalfi, ha voluto personalmente presiedere alla manifestazione culturale là svoltasi, nel corso della quale il relatore prof. Pasquale Mangieri, dinnanzi a un folto pubblico, ha presentato il libro "Estetica Politica e Sociale del Neorealismo", autore Camillo Marino": così, nel suo contorto e inconfondibile stile, "CinemaSud" dava notizia (nel supplemento al Quaderno sul XXV Festival del Cinema Neorealistico) dell'incontro.

 

Gore Vidal, uno dei massimi scrittori e intellettuali statunitensi contemporanei, accanto a Camillo Marino, intellettuale marxista e uomo del Sud: un accostamento sorprendente e singolare solo per quanti (pochi, ma tenaci nella loro arrogante superficialità) discettano di Marino trasformandolo in un mito o, peggio, in un santino religioso, senza tener conto dei documenti, degli studi fin qui compiuti, e anche delle contraddizioni di un uomo che, in ogni caso, ha fatto molto per una terra che ancor oggi, per fini tutt'altro che nobili, ne deforma la memoria.

 

La vicinanza fra Vidal e Marino non è stata casuale, contingente. Nei frequenti soggiorni a Ravello lo scrittore e sceneggiatore statunitense aveva avuto modo di conoscere Marino, che in Costiera "era una personalità, amico di tutti", anche della famiglia Rossellini, come testimoniano in molti nel libro Ricordo Camillo Marino (Mephite, 2001). Gore Vidal era inoltre un estimatore convinto del Neorealismo, considerato il primo movimento di contestazione e di impegno etico nel cinema mondiale: "Gli italiani sono spesso autolesionisti, soprattutto quando il loro primato culturale è riconosciuto universalmente", affermò in quell'incontro dell'85 ad Amalfi, dando atto al libro di Camillo di non "restare solo memoria ma testimonianza costante da raccogliere".

 

LA CANZONE DI CAMILLO

Non c'era solo la Mostra del Cinema di Venezia, magari in veste di affermato scrittore di film, negli ingenui orizzonti artistici del giovane Camillo Marino, ma anche la più popolare delle feste napoletane: Piedigrotta, dove il rigoroso e insospettabile alfiere del Neorealismo sognava di approdare come autore di testi e musiche ispirate alla tradizione classica della canzone partenopea.

C'è poco da meravigliarsi o da storcere il naso: negli stessi anni (a cavallo tra i '50 e i '60) quel sogno lo accarezzavano in tanti, e persino uno scrittore e giornalista tra i più famosi d'Italia come Giuseppe Marotta non riusciva a darsi pace per i suoi insuccessi di paroliere. Anche Marino ci mise un bel a rassegnarsi, combattivo com'era: «Non è detta l'ultima parola in materia di Piedigrotta. Bisogna saper attendere nella vita, occorre aver fiducia in se stessi per vincere una battaglia che, come quella artistica, si presenta piena di incognite e di interrogativi», confidava all'amico giornalista Bruno Petretta in un articolo sul "Messaggero", nell'agosto del '59, intitolato Camillo Marino poeta e paroliere nella riposante pace di Monticchio Laghi.

 

Nella quiete del Vulture il direttore di "CinemaSud" si apprestava a comporre nuove canzoni, prima di tuffarsi in una delle tante iniziative della sua frenetica attività culturale: l'"Agosto Vibonese", sulle spiagge della Calabria, dove Camillo spiccava tra gli organizzatori della Rassegna del Film d'Amatore e finirà per cimentarsi sul palco - come riferisce lo stesso Petretta nel n.13 di "CinemaSud" - nell'insolito ruolo di presentatore del "Recital di canzoni realistiche", che quell'anno ospitava una star come Laura Betti, amica e musa di Pasolini e futura ospite d'onore del "Laceno d'oro".

 

A Vibo Valentia, inoltre, Marino non perdeva occasione per proporre le sue canzoni di maggiore successo, di cui aveva scritto i testi o la musica: Aggio scetato 'a luna l'ata sera e Me ne vaco da Amalfi, entrambe ispirate alle dolci notti d'estate della sua amata Costiera, delle quali Camillo e i suoi più fedeli amici avellinesi (Edoardo Borriello, Raffaele Giannattasio, Nicola Vietri) erano gli indiscussi e immancabili animatori.

 

"Lollone" Giannattasio, autore del testo di Aggio scetato a luna l'ata sera (forse la loro canzone più riuscita) e accomunato a Marino dall'insegnamento dell’Educazione Fisica e dalla passione per il basket, ancora a distanza di decenni si commuoveva al ricordo di quegli anni felici, mentre il preside Nicola Vietri focalizzava la sua memoria sulla frase ad effetto ("l'unica di inglese che conoscevamo", confessa) che agli intraprendenti viveurs avellinesi assicurava al chiar di luna un sicuro successo con le turiste straniere: "The sky is full of stars, my heart is full of you!".

 

In quell'atmosfera spensierata, così lontana dalla povertà e dall'asprezza del conflitto politico e sociale della terra irpina, alla quale pure dedicava da più di un decennio lotte e sacrifici, il giornalista Marino ritrovava il giovanile spirito goliardico, svelando un inedito risvolto sentimentale e neoromantico, come nella canzone dal titolo Lacreme 'e stagione, di cui non è stato ritrovato il testo: "Questa canzone - rivela il "Messaggero" - è nata nel mese di settembre, periodo in cui ha sofferto amaramente per una giovane straniera che, allontanandosi dal nostro paese, gli ha lasciato nel cuore un vago amore fatto a «spicchi»". Ed alla Costiera è legata la breve e intensa stagione di narratore (5 racconti del Sud, pubblicati nel 1958 dalla prestigiosa casa editrice fiorentina Parenti) e soprattutto di paroliere di Camillo Marino, che con Aggio scetato 'a luna l'ata sera e Me ne vaco ad Amalfi conobbe un certo successo anche in Francia e in Germania.

 

Nella parabola esistenziale di Marino, tuttavia, le passioni cinematografiche e politiche avrebbero assorbito tutte le sue energie, fino all'ultimo giorno. E se la Costiera restò sempre la sua oasi di serenità e di riposo, è all'Irpinia che lascia l'eredità più rilevante: la manifestazione culturale più importante e longeva del Novecento, il "Laceno d'Oro", e un solco indelebile nella cultura cinematografica, nell'identità collettiva, nel "marketing territoriale", nella valorizzazione delle migliori energie giovanili di ieri e di oggi, alle quali ha trasmesso e lascia in eredità (diversamente dai "notabili" locali) l'amore per la propria terra e lo spirito di libertà.

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(Paolo Speranza storico, saggista e doccnte)