UNA
RIFLESSIONE SULLA DISARMONIA
Con
"Undici pezzi facili" Roberto Micheli ripropone a Roma la sua arte
astratta
ROMA - “Undici
pezzi facili”: così si intitola la nuova interessante mostra allestita da Roberto
Micheli a Roma in Viale delle Mura Aurelie 17 e
visitabile dal 6 giugno. Qual'è il senso di questa
mostra?
"E' una
riflessione sulla disarmonia - spiega Micheli - e lo spunto sono Charlie Parker
e Van Gogh. Per il primo c'è la disarmonia sia nella vita privata che in quella
artistica. Per Van Gogh c'è il contrasto fra una vita disarmonica e al
contrario in quella artistica, perfettamente organizzata, meticolosa nel colore
e nella composizione e nelle intenzioni. Io - prosegue - nei colori e nel
rapporto fra loro, cerco di ottenere una disarmonia, rispetto ai canoni
classici dei fondamentali e complementari".
Ecco cosa
dicono di questo atteso evento artistico Luca Nostro, Massimo Bucchi e Bruno
Ceccobelli, tre protagonisti del mondo culturale:
Luca
Nostro: Forse
"unici pezzi facili". Se si mette in gioco la disarmonia, come
Roberto fa in questa mostra, è inevitabile avere a che fare con immagini e
suoni che si disallineano, o almeno tendono a farlo, dal prevedibile, da quanto
viene aspettato. La musica è arte del tempo, la musica improvvisata ancor di
più è arte del momento, dell’istante. I soli di Charlie Parker sono stati
catturati dalle e nelle registrazioni, ma sono imprendibili, impensabili se non
nel momento in cui sono nati. Quello che ascoltiamo è il riflesso di un’anima
che vive inquieta e mai in equilibrio, come quella di Van Gogh.
Le disarmonie
di Parker sono inscindibili dalla pronuncia ritmica, che incide il tempo nel
qui ed ora, e restituisce un’energia vitale che si accende e si spegne nello
spazio di un fiammifero, e che non si accontenta di contemplare una natura
immota, ma che ci vuole stare dentro, la vuole trasformare. I cromatismi, note
fuori dall’armonia, il manifesto del be-bop, sono degli arabeschi che ritardano
l’arrivo dell’armonia, quasi a negarla.
Ma proprio per
questo ce la fanno conoscere ancor di più. Il neoplasticismo jazz del periodo
newyorchese di Mondrian, per cui il jazz è “un ritmo in libertà, l’equivalente
musicale del neoplasticismo”, sceglie l’ortogonalità. Roberto Micheli invece
sceglie a volte segni astratti e grumi di colori, a volte monocromie graffiate
e tele non regolari. Poco importa, è la disarmonia a richiedere la nostra
attenzione, il nostro sguardo.
Massimo
Bucchi: Roberto
Micheli è probabilmente uno dei maggiori rappresentanti dell’arte estratta.
Estratta continuamente da giacimenti che da sempre sono dentro di lui e ai
quali attinge, con una matita, un pennello, un computer, quando decide di
comunicare la sua visione del mondo.
La
caratteristica fondante è la sua assoluta coerenza. Incredibile come passando
da una professionale attività grafica, al disegno personale, alla creatività
artistica, sia sempre presente una diffusa e totale riconoscibilità.
Credo dipenda
da una istintiva e raffinata disposizione degli spazi, i quali vengono
organizzati come messaggio, distribuiti come parti di un discorso
sull’interpretazione della realtà. Questo ci fa scoprire come la disarmonia,
tema di questa mostra, possa essere un chiaro modo di evidenziare un vuoto
esistenziale a cui l’arte ha tentato sempre di sfuggire.
Molto altro
avrei da dire, e certo lo farò in un futuro non lontano, ma adesso purtroppo
vedo che sono già arrivati gli infermieri.
Bruno
Ceccobelli: Sono solo
una nota nello studio di Roberto....le undici della notte e tutto va bene al Birdland romano, ecco, asfaltato il giorno, inizia a calare
il suo brusio meccanico....
Si accende un
giradischi la puntina solca un vinile d’epoca, suona jazz e una carta inizia ad
essere segnata da un colore vivace.
Charlie Parker
diceva <<Ti insegnano che la musica può arrivare fino un certo punto, ma
guarda che l’arte non ha confini.>>
Sì, il ritmo
delle sinfonie risuonano sempre nelle tinte di
Roberto, ma vedete per me, sono cori e pause di uccelli…
Comprendetemi
anche un semplice canto di un “uccello da cortile” in mezzo ad una oscurità
oceanica subito mi rischiara l’anima, purché siano note luminose.
Stavo sognando
una trasvolata pittorica e in quel sogno lucido, lì ho visto undici pitture e
ho sentito sopra le mie ali le undici note che esclusivamente Roberto poteva
eseguire.
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