§I GRANDI VINI
E LA BUONA CUCINA§
Tre businessmen
americani e un’enologa bianchista ringiovaniscono il Chianti Classico delle
Vecchie Terre di Montefili
di
Paola Jadeluca
Nicola Marzovilla, imprenditore della ristorazione, Frank Bynum,
uomo d’affari collezionista di vini italiani e Tom Peck Jr, amante di Ferrari
d’epoca e dell’architettura rurale italiana: tre amici statunitensi
appassionati di vino italiano che hanno unito risorse economiche e progetti per
rilevare nel 2015 Vecchie Terre di Montefili, un
gioiello della viticoltura incastonato nel cuore del Chianti Classico, a
Ponzano e in piccola parte a Montefioralle, con 12,5
ettari di vigneti immersi tra boschi e ulivi, quasi tutti a Sangiovese: il loro
Chianti Classico “Vigna Vecchia” Gran Selezione DOCG 2015 è tra le
eccellenze selezionate per Opera Wine di quest’anno, la giornata che precede
l’apertura del Vinitaly, organizzata con Verona Fiere e Wine Spectator, la rivista americana che con i suoi rating
movimenta il mercato mondiale.
Il 2015 è la prima
vendemmia realizzata sotto l’insegna dei soci americani e segna il nuovo corso,
frutto di un approccio distintivo, quello di vinificare separatamente le uve di
un singolo vigneto di Sangiovese di soli 0,5 ettari, con caratteristiche eccezionali.
Una strategia introdotta da Serena Gusmeri, giovane
ma esperta agronoma ed enologa, alla quale i tre partner hanno affidato il
futuro del loro investimento. Già lo scorso anno, il deciso passo verso la
nuova direzione aveva segnato l’esordio di Vecchie Terre di Montefili
ad Opera Wine con un’altra etichetta, Anfiteatro, sempre annata 2015,
Sangiovese al 100 % da viti piantate nel 1975,
Serena Gusmeri ha iniziato in Franciacorta, terra di bollicine
superbe, poi ha lavorato per anni in Campania tra filari di Fiano, Greco,
Falanghina e Coda di Volpe, e anche a Ischia tra i filari di Biancolella e Forestera. “Una bianchista”, come si definisce, che ha
importato il modo di vinificare le uve bianche nell’approccio dei rossi con
vinificazioni a basso intervento per ottenere vini Sangiovese e Chianti
Classico unici, frutto puramente del territorio.
“Capire le
attitudini di ogni vigna che compone l’azienda Terre di Montefili
è stato il primo pensiero” racconta Serena Gusmeri.
Età, esposizione, diversa composizione del terreno, tanti i fattori che fanno
la differenza ma in particolare uno, la biodiversità. Terre di Montefili, non a caso, si trova nel primo biodistretto d’Italia e pratica una viticoltura biologica,
non certificata per scelta.
Terre di Montefili era già un punto di riferimento importante nel
panorama enologico italiano, è stato venduto per motivi di passaggio
generazionale. La nuova gestione ha dato un’impronta più moderna, più adeguata
ai tempi sia per i cambiamenti climatici che per i nuovi gusti che vedono in
regressione le vendite dei rossi troppo muscolosi e carichi rispetto ai
bianchi. Nicola Marzovilla, di origini pugliesi, ha
le antenne puntate sul mercato, basti dire che è stato il primo ad aprire
un’enoteca di soli vini italiani a New York.
Innovazione con
salde radici nella tradizione: “Il materiale per creare ottimi vini c’era, ma
andava trovata una chiave di lettura, un’interpretazione”, spiega Serena - anno
per anno abbiamo cominciato a campionare i fiori spontanei e gli insetti della
vigna perché sono elementi che ci danno informazioni rispetto allo stato di
salute della terra”. Una visione olistica della stessa viticoltura.
Per dimostrare come
la biodiversità si rifletta nel bicchiere, una degustazione dell’annata 2016
attraverso 5 vini, alla tavola dello chef Giulio Terrinoni
del ristorante romano Per Me. Stesso vitigno, vini diversi. Annata fine ed
elegante, la 2016 si racconta con un Chianti Classico 2016 Docg,
avvolgente ed equilibrato. Cresce di livello con la Gran Selezione Chianti
Classico 2016 Docg, vino pieno di frutta rossa
carnosa, tanta mineralità, una leggera nota verde e una spruzzata d’arancia;
Chianti Classico
“Vigna Vecchia” Gran Selezione 2016 Docg, avvolgente
ed equilibrato, con petali di rosa e note di ribes rosso, melograno ma anche
erbe selvatiche, un vino che affonda letteralmente nella terra. Anfiteatro2016 Igt Toscana, coltivato nello storico vigneto ad anfiteatro
della tenuta, rappresenta il cuore e l’anima della tenuta: l’annata si esprime
con ciliegia, lampone, fichi prugne e more verso un finale di aromi terziari,
ma sempre con la freschezza di note balsamiche. Infine, un blend: Bruno di
Rocca Igt Toscana 2016, Cabernet Sauvignon all’80%
con il restante di Sangiovese che in questa etichetta ha il ruolo di riportare
alla terra le fughe del Cabernet Sauvignon verso i frutti neri, la liquirizia,
l’erbaceo; sempre presente una nota mentolata.
Un viaggio
supportato da riso patate e n’duja, variazioni di
funghi, tagliolini alla lepre con pere al vino e pecorino affumicato. Seguite
da agnello con scalogno e spinaci. La cucina con radici terrestri di Giulio Terrinoni si sposa bene alle note affumicate e agrumate dei
vini di Vecchie Terre di Montefili.
Il 2015 è stato
l’avvio di uno percorso per questa realtà. I vini di
Vecchie Terre di Montefili hanno ottenuto importanti
riconoscimenti internazionale per la loro eleganza anche nelle annate
successive che approdano sul mercato dopo anni di maturazione e affinamento.
Vini da bere, ma anche da collezionare.
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(Paola Jadeluca giornalista di Repubblica per oltre 30 anni,
curatrice del settimanale Affari & Finanza, esperta tra l'altro di vini e
cucina)