§I GRANDI VINI
E LA BUONA CUCINA§
"Gradis’ciutta": con i grandi bianchi del Collio,
Robert Princic lancia la sua sfida alla Borgogna
di Paola
Jadeluca
Gradis’ciutta è una cantina “relativamente” giovane, ma che ha già raggiunto obiettivi
impegnativi. Giovane perché la storia, l’eredità, i passaggi generazionali
segnano il tempo, lungo, che caratterizza il mondo del vino. Robert Princip,
terza generazione di viticoltori, è partito nel 1997, nel cuore del Collio, per
dare un nome e un’identità a quei vigneti che suo padre, e prima di lui suo
nonno, coltivavano per vendere le uve agli altri. Terzisti anonimi, che lui,
Robert, a soli 20 anni, fresco di studi in Enologia e Viticoltura a Conegliano,
ha trasformato in un brand,Gradis’ciutta,
che prende il nome dal borgo nel cuore di San Floriano del Collio, dove ora ha
sede anche un resort, oasi di turismo enogastronomico, un edificio del 500
ristrutturato e circondata dai vigneti.
Il
Collio, prima zona del Friuli Venezia Giulia ad
ottenere la Denominazione di Origine Controllata, è terra di grandi vini,
soprattutto bianchi, ma sullo scacchiere internazionale dei Fine Wine stenta
ancora a piantare le sue bandierine tra tanti Bordeaux, Baroli e Brunelli.
Robert Princic sta bruciando le tappe: lo scorso anno
il suo Friuliano è stato riconosciuto “miglior bianco
d’Italia” dagli esperti di Winesurf che hanno
degustato 1.904 vini di ogni regione.
Cosa
pensa Robert Princic del Collio sul mercato mondiale
dei Fine Wine? “Il Collio ha un grande potenziale perché nel suo Dna a delle
sue unicità sia rispetto ad altre zone del Friuli Venezia Giulia che d'Italia”,
afferma Robert Princip. E racconta:” Le dimensioni ridotte della Doc, ma
totalmente in collina, le sue caratteristiche pedologiche con una terra, la ponca, ricca di sali minerali, un mix tra
temperature e piovosità che creano un microclima unico, una ventilazione
che riesce ad asciugare l'umidità in eccesso, la vicinanza al mare e la
montagna con degli sbalzi termici che influiscono positivamente sui vini. Saper
raccontare queste caratteristiche sul mercato potrebbe certamente aiutare a
posizionare i vini a livello ancora più alto, rispetto ad adesso, perché
farebbe capire il grande lavoro e l'unicità dietro a ogni singola bottiglia,
aumentando la percezione del valore”.
La
Ponca rappresenta il vero segreto dei vini del
Collio, adatta all'alta piovosità del territorio grazie alle sue straordinarie
capacità di drenaggio. Conserva quantità limitate d'acqua, arricchite dalla
mineralità del suolo, rivelandosi essenziale durante periodi di siccità o
temperature particolarmente elevate. Il disciplinare della Doc stabilisce che i
vini debbano derivare esclusivamente dalle colline al di sopra dei 50 metri sul
livello del mare, poiché solo in queste zone si trova questo suolo unico e
distintivo.
Come
raccontare al mondo questa specificità? “Ogni produttore, da solo e in gruppo
tramite le realtà consortili, deve comunicare quindi in maniera forte e decisa
l'unicità del Collio – spiega Princic - negli ultimi
anni sono state fatte operazioni di comunicazione importanti, e si deve
continuare imperterriti su questa strada, evidenziando la denominazione ed
elevando il territorio. L'ostacolo è quello di non riuscire a far capire
esattamente quali sono i confini e le peculiarità che rendono il Collio unico e
perché i suoi vini sono diversi rispetto ad altre zone della regione e
d'Italia”.
Vigneti
estesi per 50 ettari con una produzione di circa 200 mila bottiglie l’anno, una
resa ridotta per spingere in alto la qualità delle uve che dal 2018 sono
certificate biologiche. Le principali cultivar, quali la Ribolla Gialla, la
Malvasia e il Friulano (ex Tocai), sono protagoniste nella produzione di vini
monovarietali. Altre varietà come Moscato, Picolit e Verduzzo vengono
utilizzate per creare intriganti uvaggi ed assemblaggi. In parallelo, Gradis’ciutta dà vita a una selezione di vitigni internazionali,
introdotti nel Collio quasi un secolo e mezzo fa, oggi perfettamente adattati e
radicati in virtù del naturale incontro con il terroir. Tra i bianchi spiccano
Chardonnay, Pinot Grigio e Sauvignon, mentre tra i rossi emergono Cabernet
Franc, Cabernet Sauvignon e Merlot, con i quali si realizza anche un raffinato
uvaggio bordolese. Le punte di diamante della produzione sono gli uvaggi
bianchi: Bràtinis e Collio Riserva, due blend che
incarnano la creatività di Robert e la sua visione unica di vino e territorio.
Dopo
i grandi rossi, è il momento per il mercato mondiale dei grandi bianchi.
Un'occasione per il Collio. “Sicuramente è un'occasione, perché la tendenza del
consumatore è la ricerca di freschezza e il Collio risponde a questa domanda
perfettamente. Al tempo stesso però i vini bianchi del Collio sono vini molto
identitari e caratterizzati da un potenziale di longevità importante. I
territori che hai citato hanno una vocazione simile, orientata ai bianchi,
essendo legati da caratteristiche climatiche simili. La strada da fare è ancora
tanta, ma la nostra denominazione ha tutte le potenzialità per percorrerla con
successo”. IL Collio lancia la grande sfida alla Borgogna.
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(Paola
Jadeluca giornalista di Repubblica per oltre 30
anni, curatrice del settimanale Affari & Finanza, esperta tra l'altro di
vini e cucina)