Tajani vuole la stazione a Ferentino e la Tav va in Ciociaria 

di Luca Di Carmine - Lettera43

 

ROMA - L’autostrada del Sole viene ricordata per la cosiddetta “curva Fanfani”: il politico democristiano, ministro e presidente del Consiglio, era talmente legato al suo territorio, ossia Arezzo, da far modificare il percorso della strada che doveva unire l’Italia. Combattendo, alla fine riuscì a far compiere un tragitto diverso dall’originale, grazie a una curva che allungava i tempi di percorrenza ma permetteva di soddisfare le esigenze del suo collegio elettorale toscano.

Ora sta accadendo la stessa storia con le ferrovie, e protagonista è il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale, Antonio Tajani, che vuole dotare il territorio ciociaro di una fermata, con tanto di stazione ipermoderna, dell’alta velocità.

 

L’«imperdibile opportunità» per tutto il Basso Lazio

La stazione Tav a Ferentino, dicono dalle parte di Tajani, «rappresenta un’imperdibile opportunità di rilancio, non soltanto per la provincia di Frosinone, ma per tutto il Basso Lazio e, a catena, per le regioni limitrofe. Non una semplice infrastruttura, ma un’opera capace di far recuperare terreno a tutta l’area non soltanto per quanto concerne la mobilità, che ne guadagnerebbe, evidentemente, in efficienza, ma anche in termini di rilancio economico, con una rafforzata attrazione industriale e turistica».

 

Spingono per il progetto la Cisl e il governatore Rocca

A promuovere un incontro sul tema è stata la Cisl, con un convegno intitolato “La rinascita del Basso Lazio – Il futuro della mobilità con la Tav”, presente Tajani e pure il presidente della Regione Lazio Francesco Rocca. La stazione Tav di Ferentino-Supino è un’opera «non negoziabile» secondo il segretario regionale della Cisl Lazio Enrico Coppotelli, supportato da Forza Italia e Fratelli d’Italia in questa battaglia.

 

Il ministro Salvini ha in programma un incontro sul tema

Fatto sta che il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti è leghista, e risponde al nome di Matteo Salvini, e giovedì 3 luglio al dicastero è in programma un incontro proprio su questo tema. Rocca ha parlato chiaro: «Per anni siamo stati bloccati dall’ideologia, questo territorio ha scontato pesanti ritardi a causa dei troppi “no”. Ora basta. Con la stazione Tav potremmo arrivare a un movimento di 5.600 passeggeri al giorno. I 28 minuti che collegherebbero la città del frusinate a Roma Tiburtina farebbero davvero la differenza».

 

Coinvolto pure il neo sottosegretario Sbarra

E a dar manforte è arrivato anche il neo sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Luigi Sbarra, già a capo della Cisl: «Quella del Basso Lazio non è una terra depressa, ma una terra che rischia di essere dimenticata. E la stazione Tav non è un favore, bensì un investimento per questo territorio». Il deputato di Fratelli d’Italia Massimo Ruspandini ha detto la sua: «Dobbiamo intercettare le varie sensibilità per poter lavorare insieme. Le nostre province possono vincere le grandi sfide della globalizzazione e di questa nostra contemporaneità soltanto se riusciamo a lavorare insieme, mettendo da parte gli interessi di partito e i campanilismi. Dobbiamo unirci quindi in questa battaglia per la Tav. Il territorio ha bisogno di questa infrastruttura e ha bisogno di fare squadra».

 

Tajani rischia di farsi passare per il “nuovo Giulio Andreotti”

Non solo: «Non ci dobbiamo vergognare di dire che la Ciociaria ha un patrimonio enorme, ha dato un contributo gigantesco alla cultura, ha figli illustri. Dobbiamo essere capaci di mettere anche l’orgoglio in campo. Io ringrazio la Cisl, Luigi Sbarra ed Enrico Coppotelli, che è il nostro “miglior treno veloce”. Con il sindacato possiamo e dobbiamo “andare a dama”». Però, in caso di successo, chi si intesterà la vittoria sarà Tajani, che nel territorio del Basso Lazio ha le sue origini: la madre faceva l’insegnante di latino e greco proprio a Ferentino, Comune della Valle del Sacco che ora conta poco meno di 20 mila abitanti. Così il vicepremier rischia di farsi passare per il “nuovo Giulio Andreotti”. Che tra l’altro era stato anche ministro degli Affari Esteri, nella sua lunga carriera.

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(Luca Di Carmine  www.lettera43.it)