Sahara Occidentale: Staffan De Mistura e la risoluzione “pirandelliana” per trovare la pace 

di Stefano Vaccara - La Voce di New York

 

NEW YORK - Dopo giorni di interpretazioni contrastanti, l’inviato personale del Segretario Generale dell’ONU per il Sahara Occidentale, Staffan De Mistura, ha chiarito da Bruxelles, collegandosi in video con i giornalisti a New York, che la risoluzione 2797, approvata venerdì scorso dal Consiglio di Sicurezza, “contiene tutti gli elementi necessari per avviare il percorso verso un accordo”.

 

Un modo diplomatico per dire, in sostanza, che il testo non assegna alcuna vittoria politica definitiva: né al Marocco, che rivendica la sovranità sul Sahara Occidentale, né al Fronte Polisario, che continua a chiedere un referendum per l’autodeterminazione. “La risoluzione fornisce un quadro per i negoziati, non un risultato già scritto”, ha ricordato De Mistura, ribadendo che “solo il consenso può soddisfare il principio di autodeterminazione”.

 

Il diplomatico italo-svedese ha descritto la 2797 come “una risoluzione significativa”, frutto dell’impegno del nuovo “penholder” statunitense, l’ambasciatore Mike Waltz con il consigliere Massad Boulos, e di altri membri del Consiglio. Ha poi precisato che la base negoziale resta la proposta di autonomia presentata dal Marocco nel 2007, ma che essa dovrà ora essere aggiornata e “presa in considerazione insieme alle idee del Fronte Polisario e di altri attori rilevanti”.

 

Rispondendo alle domande, De Mistura ha sottolineato che “nella risoluzione c’è tutto il necessario per iniziare a costruire un processo serio e inclusivo”, invitando tutte le parti “a impegnarsi in buona fede”.

 

Insomma, per usare una metafora tutta italiana, questa risoluzione sembra un “così è se vi pare” pirandelliano, dove ognuno può rivendicare la propria verità: Rabat vi legge una conferma della propria sovranità, mentre il Polisario la interpreta come un riconoscimento del diritto all’autodeterminazione.

 

Ma, paradossalmente, proprio questa ambiguità potrebbe rivelarsi utile. In un conflitto che dura da cinquant’anni, una formula elastica e la paziente mediazione di un esperto come De Mistura potrebbero forse creare lo spazio politico necessario per trovare — finalmente — una “quadra” tra due visioni opposte.

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(Stefano Vaccara www.lavocedinewyork.com  Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio 2023)