Europa sotto torchio al Consiglio di Sicurezza Onu sui diritti umani dei migranti. I rapporti Unhcr e Iom 

di Stefano Vaccara - La Voce di New York

 

NEW YORK - Assistere ad una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dedicata a un dibattito sui migranti che dall’Africa attraversano il Mediterraneo, è un evento raro al Palazzo di Vetro. Non era prevista nel programma del mese della presidenza di turno albanese, ma quella di giovedì pomeriggio, è una riunione richiesta dalla Russia per discutere della risoluzione 2240, approvata dai Quindici nel 2015, e che in questi giorni – il voto si prevede proprio per domani, venerdì, 29 settembre – Francia e Malta ripresentano al Consiglio di Sicurezza per essere rinnovata dopo alcuni “aggiustamenti”. La risoluzione Onu, che nel 2015 fu approvata da quasi tutti i Quindici (con la sola astensione del Venezuela), riguarda la lotta ai trafficanti di essere umani che dalla Libia portano i migranti verso l’Europa. La risoluzione, allora cercata dalle nazioni europee per cercare di bloccare il fenomeno, consente alle navi militari europee di “abbordare” quelle dei sospetti trafficanti di esseri umani, anche in acque territoriali libiche. Ma perché la Russia ha chiesto una riunione-dibattito sui migranti prima di rivotare questa risoluzione?

 

Quando gli ambasciatori entravano per la riunione del Consiglio di Sicurezza, mentre il russo Vassily Nebenzia passava veloce senza fermarsi, siamo riusciti a chiederlo all’ambasciatrice di Malta Vanessa  Frazier, se trovasse strana la richiesta russa e se ne fosse preoccupata. “No, non mi sembra strano, siamo alla vigilia del voto della risoluzione. Non mi sembra nemmeno un diversivo, ma solo una occasione per discutere meglio la risoluzione e i suoi fini” ci aveva detto tranquilla la diplomatica maltese.

 

A riunione iniziata, si è capito che invece i russi, come anche la missione della Cina,  avevano preparato dei discorsi che attaccavano la risoluzione votata 8 anni fa, che invece di essere usata dai paesi europei per combattere i trafficanti, era stata uno strumento, secondo loro, per far “la guerra” (parole dell’ambasciatore russo) ai migranti e ai rifugiati provenienti dall’Africa, calpestando i loro diritti umani. Ci ha fatto una certa impressione ascoltare dentro al Consiglio di Sicurezza, con all’orecchio il traduttore simultaneo, russi e cinesi che mettevano sotto torchio i paesi europei con l’accusa di non rispettare i diritti umani dei migranti.

 

“Perché è necessaria questa risoluzione se l’Unione europea non è in grado di svolgere adeguatamente le funzioni che le sono state attribuite su sua richiesta?” ha detto Nebenzia. Ricordando l’osservazione dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza secondo cui occorre fare tutto il possibile per proteggere “un giardino fiorito dagli ospiti della giungla”, l’ambasciatore russo si è chiesto se i suoi colleghi europei sostengano le indagini sul fallimento dei servizi di frontiera europei per aiutare i migranti in difficoltà e quali misure vengono intraprese nel quadro dell’Operazione IRINI. “I diritti dei rifugiati, degli sfollati interni e degli apolidi devono essere tutelati”, ha affermato Nebenzia, aggiungendo che “l’Unione europea non estende la solidarietà che mostra ai migranti ucraini a coloro che emigrano dal Nord Africa e dal Medio Oriente”.

 

Dai Bing, numero due della missione cinese, ha accusato alcuni paesi dell’Unione Europea di “incolpare gli altri per il tema dei diritti umani, sottraendosi allo stesso tempo alle proprie responsabilità nel garantire la protezione dei migranti, partecipando così a gravi abusi dei diritti umani”. I diritti fondamentali devono essere rispettati, ha sottolineato. Poi il diplomatico della Cina ha ricordato: “Chi andrebbe alla deriva da un luogo all’altro e intraprenderebbe viaggi pericolosi, a meno che le loro case non siano state distrutte e la loro sopravvivenza difficile?”.

 

I paesi africani – col Mozambico che ha parlato anche per Ghana e Gabon – con toni più pacati di russi e cinesi, hanno criticato anche loro l’Europa per aver finora gestito malissimo il flusso dei migranti che ha provocato migliaia di morti che, secondo gli interventi, si sarebbero potuti evitare. Il Brasile, con l’ambasciatore Norberto Moretti, numero due della missione brasiliana all’ONU, nel chiedere di affrontare le cause profonde della migrazione irregolare, ha sottolineato “l’importanza di attuare efficacemente il Global Compact sulla migrazione” (al quale però ancora molti paesi, come l’Italia, non hanno aderito).

 

Prima dello scambio di accuse tra ambasciatori, la parola era stata data ai rappresentanti di UNHCR (l’agenzia Onu dei rifugiati) e dell’IOM (l’agenzia dei migranti) per dare un quadro aggiornato della situazione negli attraversamenti nel Mediterraneo.

 

“Da gennaio al 24 settembre 2023, circa 186.000 persone sono arrivate via mare nell’Europa del sud (Italia, Grecia, Spagna, Cipro e Malta) con la maggioranza, oltre 130.000, arrivati in Italia (+83% rispetto allo stesso periodo nel 2022)”: queste le cifre fornite da Ruven Menikdiwela, la responsabile dell’ufficio di New York di UNHCR (la sede centrale guidata da Filippo Grandi si trova a Ginevra)  prendendo per prima la parola. Menikdiwela ha dedicato buona parte del suo discorso alla situazione sviluppatasi nell’isola di Lampedusa, “dove le capacità di accoglienza sono limitate, ed è per noi motivo di grande preoccupazione. L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati è presente nell’isola per aiutare le autorità e apprezziamo i loro sforzi per cercare di decongestionare l’isola. E mentre applaudiamo la solidarietà della gente di Lampedusa, l’Italia non può essere lasciata sola” ha proseguito Menikdiwela, nella sua relazione al Consiglio di sicurezza, aggiungendo: “Nel rispondere ai bisogni degli arrivi, l’UNHCR ha ripetutamente invocato un accordo regionale perché la gente venga redistribuita in nome del senso di condivisione e solidarietà con gli Stati di frontiera”

 

La responsabile a New York di UNHCR ha anche dato le terribili cifre sui morti: “Al 24 settembre, più di 2.500 persone erano registrate come morte o scomparse nel 2023. Questa cifra rappresenta un aumento di due terzi, rispetto alle 1.680 persone nello stesso periodo nel 2022”, ha riferito Menikdiwela ai Quindici ambasciatori che l’ascoltavano. Poi Menikdiwela ha illustrato al Consiglio di Sicurezza le quattro raccomandazioni urgenti che l’UNHCR fa a tutti i paesi membri dell’ONU:

Primo – Tutela dei diritti umani: qualsiasi cooperazione o assistenza fornita da altri Stati ai libici o le autorità tunisine in tutte le parti del territorio ai fini della gestione delle frontiere dovrebbero garantire che l’uomo i diritti dei rifugiati e dei migranti siano rispettati.

 

Secondo – Maggiore ricerca e salvataggio in mare: tutti gli Stati del Mediterraneo devono intensificare urgentemente le attività di ricerca e salvataggio sforzi e attuare meccanismi di sbarco efficaci e prevedibili nel Mar Mediterraneo centrale. Salvare vite umane in mare e fornire assistenza umanitaria è uno degli obblighi fondamentali dell’umanità coloro che eseguono operazioni di salvataggio o prestano aiuto in buona fede non dovrebbero essere penalizzati per averlo fatto.

 

Terzo – Perseguire i contrabbandieri e i trafficanti: tutti gli Stati devono rinnovare gli sforzi per cooperare su un approccio basato sulle rotte per indagare e perseguire efficacemente i contrabbandieri e i trafficanti e coloro che li consentono. crimini da commettere su tale scala, tutelando al tempo stesso le vittime della tratta.

 

Quarto – Reinsediamento e percorsi complementari: l’UNHCR esorta tutti gli Stati a rafforzare gli investimenti nello sviluppo e inclusione nei paesi di asilo e di transito; rimuovere le barriere nell’accesso alla famiglia riunificazione; e di espandere le quote di reinsediamento per i rifugiati in Libia e per le persone evacuate a causa dell’emergenza

Meccanismi di transito. Dovrebbero essere aumentate anche le quote di reinsediamento per i rifugiati in altri paesi del Nord Africa, così come altri percorsi per rifugiati e migranti”.

 

Anche l’intervento a seguire di Pär Liljert, responsabile a New York dell’ufficio IOM (l’organizzazione internazionale dei migranti, in italiano OIM, che da ottobre sarà guidata dall’americana Amy Pope che sostituirà ai comandi il portoghese Antonio Vitorino)– ha fornito cifre simili per il 2023. Il rappresentante dell’IOM ha detto che, in assenza di opzioni alternative, i migranti ricorrono a metodi pericolosi per raggiungere la loro destinazione, tra cui la migrazione irregolare verso l’Europa è la più visibile. “L’OIM è consapevole del numero sconcertante di migranti morti e dispersi in tutto il mondo, con i corridoi più pericolosi che attraversano migranti e rifugiati che vengono regolarmente registrati dal progetto Missing Migrants dell’OIM”.

 

I dati dell’IOM erano simili a quelli dell’UNHCR e confermavano che “nonostante l’emergere di altre importanti rotte migratorie negli ultimi anni, la rotta del Mediterraneo centrale rimane la più pericolosa”. Anche l’IOM ha esortato tutti gli Stati a garantire “la sicurezza e la dignità di coloro che si trovano all’interno dei loro confini come previsto dagli strumenti internazionali applicabili”. Il rappresentante dell’IOM ha detto che l’organizzazione “sostiene un approccio basato sui diritti umani che dia priorità al salvataggio di vite umane, alla garanzia di sbarchi prevedibili e alla promozione della condivisione delle responsabilità e rimaniamo preoccupati per i migranti, i rifugiati e i richiedenti asilo intercettati in mare e riportati in luoghi non considerati sicuri per i rimpa

E qui E qui le critiche sembravano puntare verso quei paesi, come l’Italia, che hanno stretto accordi con la Libia e la Tunisia, per bloccare i migranti in cambio di soldi: “Le persone rimandate in luoghi non sicuri spesso finiscono in condizioni spaventose nei centri di detenzione, dove sono esposte ad abusi ed estorsioni. Al 16 settembre, un totale di 10.992 migranti sono stati intercettati in mare e riportati a potenziali pericoli, di cui 276 solo nella seconda settimana di settembre”.

 

Quando ancora la riunione non era ultimata, abbiamo visto fuori dal Consiglio prima l’ambasciatore francese Nicolas de Riviere parlottare a lungo con l’ambasciatore russo Vassily Nebenzia. Quando il russo è tornato dentro il Consiglio, al diplomatico francese che invece stava andando via abbiamo chiesto cosa ne pensasse delle accuse inoltrate dai russi agli europei sui diritti umani: “Parlano, parlano, ma poi non fanno proprio nulla per i migranti. La Francia dona alle agenzie Onu tanti soldi per affrontare il problema delle migrazioni, la Russia non fa nulla”.

 

Anche l’ambasciatrice maltese Vanessa Frazier, a riunione appena finita, si è fermata a parlare nei corridoi con il capo missione della Russia. Siamo rimasti in attesa mentre, nel vederli gesticolare, si intuiva che la loro discussione fosse su ciò che, secondo il diplomatico russo, Malta e Francia dovrebbero cambiare nella loro risoluzione per poter avere il voto (o almeno l’astensione) di Mosca.

 

Abbiamo cercato di fermare l’ambasciatore Nebenzia per chiedergli come avrebbe votato sulla risoluzione,  ma ci ha fatto segno di non voler parlare, andando via.

Invece l’ambasciatrice di Malta, Vanessa Frazier, che con il collega francese aveva preparato la risoluzione che probabilmente verrà messa ai voti domani (venerdì) è stata più disponibile, così le abbiamo chiesto: ambasciatrice Frazier, dentro al Consiglio i russi vi hanno accusato con tutti gli europei di aver utilizzato la risoluzione votata nel 2015 non per fare la “guerra ai trafficanti, ma per farla ai migranti”, e vi hanno accusato di non rispettare i diritti umani. Pensa che il rinnovo della risoluzione sia in pericolo?

 

La diplomatica maltese, che potete ascoltare sotto nel video, rispondendoci in italiano, non è sembrata affatto preoccupata sul passaggio della risoluzione, ma ha concluso dicendo che certe attenzioni sui diritti umani dei migranti e rifugiati da parte di tutti sono utili e importanti.

 

A proposito delle recenti polemiche tra il governo italiano e quello della Germania, dopo la decisione di quest’ultimo di ulteriormente finanziare le ONG. Sempre giovedì, durante il briefing giornaliero con il portavoce del Segretario Generale dell’ONU Stephane Dujarric, abbiamo chiesto se anche Antonio Guterres ritenesse le navi delle ONG che operano nel Mediterraneo tra la Sicilia e l’Africa, solo degli strumenti per agevolare il business dei trafficanti,  La risposta del portavoce di Guterres è stata: “Penso sia sbagliato accusare le ONG, che lavorano per salvare le vite umane rispettando la legge, di incoraggiare il traffico di esseri umani”.

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(Stefano Vaccara direttore dfi www.lavocedinewyork.com - Sono nato e cresciuto in Sicilia, la chiave di tutto secondo un romantico tedesco. Infanzia rincorrendo un pallone dai Salesiani e liceo a Palermo, laurea a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America, per Il Giornale di Montanelli, poi tanti anni ad America Oggi e il mio weekly USItalia. Vivo a New York con la mia famiglia americana e dal Palazzo di Vetro ho raccontato l’ONU per Radio Radicale. Amo insegnare: prima downtown, alla New School, ora nel Bronx, al Lehman College della CUNY. Alle verità comode non ci credo e così ho scritto Carlos Marcello: The Man Behind the JFK Assassination (Enigma Books 2013 e 2015). Ho fondato e diretto (2013-gennaio 2023) La VOCE di New York, convinto che la chiave di tutto sia l’incontro fra "liberty & beauty" e con cui ho vinto il Premio Amerigo 2018)