Allarme di Timothy Snyder sui pericoli per la democrazia
nell’epoca dell’oracolo Trump
di Stefano Vaccara - La Voce di New York
Alla New York Public Library,
il celebre storico Timothy Snyder ha tenuto la 'Robert B. Silvers Lecture', che
è sembrata più un avvertimento solenne che un tradizionale intervento
accademico. Snyder è diventato famoso per il suo pamphlet “On Tyranny”,
scritto all’inizio del primo mandato di Trump: venti lezioni tratte dalla
storia europea per difendere la libertà e riconoscere i segni del
totalitarismo. Una guida che oggi, più che mai, resta attuale.
Snyder ha esortato il pubblico che affollava la grande
sala della biblioteca newyorkese a uscire dal rumore del presente per osservare
una realtà più profonda e inquietante: non stiamo vivendo più nell’epoca
dominata dalla ragione, ma in una fase di “religione politica”, radicata non
nel cristianesimo, ma in qualcosa di ben più antico e pagano.
Nel tempo in cui i social media irradiano l’informazione
(o meglio la disinformazione) con la rapidità di una rivelazione divina,
secondo Snyder non ci troviamo davanti a una vera rivoluzione digitale, ma a
una re-incantazione digitale. Le divinità sono tornate non sotto forma di dèi,
ma di algoritmi, influencer e leader carismatici. E come gli “oracoli”
dell’antichità, questi nuovi “profeti” esigono fede cieca dai loro seguaci,
soprattutto quando la realtà diventa troppo complessa o dolorosa da affrontare.
Donald Trump, nel racconto di Snyder, non è solo un
leader politico carismatico, ma un simbolo religioso di questa mitologia
moderna che affonda le radici nel paganesimo dei vichinghi lanciati alla
conquista dell’Europa. Il legame diretto di Trump con i suoi seguaci,
attraverso i social, ha aggirato ogni istituzione intermedia: partiti, stampa,
persino le istituzioni dello Stato e la Costituzione. Trump non comunica
programmi, ma incarna certezze basate su credenze. Snyder definisce questo
fenomeno “politica oracolare”, in cui il leader non deve spiegare, ma
semplicemente esistere — emanare autorità e connessione, come uno sciamano che
pronuncia visioni dall’aldilà.
E qui la tesi si fa davvero inquietante: la democrazia si
fonda sul tempo, sul dibattito, sulle istituzioni. Ma la politica-oracolo esige
immediatezza e devozione. Non si nutre del confronto, ma del rito. Il comizio
sostituisce il dibattito. La ricondivisione online prende il posto del voto.
Non ci si convince più a vicenda: si venera il leader che ha sempre ragione.
Snyder ha avvertito che questa regressione ha conseguenze
concrete. Quando la verità diventa mistica e la leadership sacra, anche la
violenza può essere giustificata. Le menzogne non generano solo confusione, ma
crociate. E una volta varcata quella soglia, tornare indietro può non essere
più possibile—se non con l’esilio. Ma Snyder ha parlato anche del momento in
cui una persona libera deve chiedersi se è arrivato il tempo di lasciare gli
Stati Uniti. Non oggi, forse. Ma quella domanda secondo lo storico va posta ora
e seriamente. Perché l’autoritarismo non arriva con un cartello d’allarme.
Arriva travestito da patriottismo, da spettacolo, da semplicità rassicurante.
Le sue parole sono ancora più significative alla luce del
fatto che Snyder, dopo anni di insegnamento a Yale, si è recentemente
trasferito in Canada per assumere una cattedra alla Munk School of Global Affairs and Public Policy
dell’University of Toronto. Una scelta che,
sebbene accademica, suona anche come un segnale politico.
Eppure, la sua conferenza non è stata priva di speranza.
Snyder ha ricordato che la storia si ripete, sì, ma non solo come tragedia:
anche come resistenza. I valori dell’Illuminismo—la ragione, il dibattito, la
responsabilità—non sono morti, ma vanno difesi. Non solo dalle istituzioni, ma
da cittadini disposti a parlare, insegnare, ricordare. Ha citato Orwell e
Tocqueville, ma il messaggio più potente è stato quando ha detto alla folla
accorsa ad ascoltarlo: “Riunirsi in una biblioteca per ascoltare e riflettere è
già un atto di resistenza”.
La scelta che Snyder ci pone è radicale: vogliamo vivere
in un’epoca di pensiero critico o in un’epoca di delirio sacro? Siamo cittadini
o discepoli? La risposta
non la troveremo in un oracolo,
ma nella nostra capacità di
credere ancora nella verità—e di essere disposti a lottare per essa.
Il messaggio arriva forte in un momento in cui dopo le elezioni
del 2024 le tendenze autoritarie
globali si fanno sempre più minacciose. Il nemico della democrazia si presenta con uno smartphone in
mano, mentre ascolta un’altra profezia dall’algoritmo.
Al pubblico accorso alla Public Library di New York, Snyder ha spiegato metodi e strategie dell’oracolo Trump. Lui
intanto vuole solo restare lo storico che fa ciò che
la sua disciplina richiede: ricerca scientifica basata sulle fonti, per diffondere scoperte che fanno imparare
a interpretare il presente attraverso le esperienze del passato, per mostrarci ancora una volta che i miti più
pericolosi sono proprio quelli che non riconosciamo più come tali.
***
(Stefano
Vaccara www.lavocedinewyork.com
Giornalista e scrittore.
Nato e cresciuto in Sicilia, laurea
a Siena, master a Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America
con Il Giornale di Montanelli, America Oggi e USItalia
Weekly. Dal Palazzo di Vetro oggi racconta
l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New York dal 2013 a gennaio
2023)