Lacroix al
ritorno dalla missione in Libano: “L'Unifil è cruciale, ma occorrono risorse”
di
Stefano Vaccara - La Voce di New York
NEW YORK - La
missione Onu in Libano, UNIFIL,
non è in discussione. Jean-Pierre Lacroix, sottosegretario generale per le
operazioni di pace, ha voluto fugare ogni dubbio dopo le voci, circolate nei
giorni scorsi, di un presunto tentativo – da parte di Stati Uniti e Israele –
di chiuderla o ridimensionarla. “Non è in discussione la chiusura di UNIFIL”,
ha detto Lacroix ai giornalisti al Palazzo di Vetro. “L’unico motivo che
potrebbe limitarci è la mancanza di risorse, non la volontà politica”.
Le dichiarazioni
arrivano in un momento delicato. La missione in Libano, istituita nel 1978 e
rafforzata nel 2006 dopo la guerra tra Israele e Hezbollah, si trova oggi in un
contesto esplosivo, a seguito del conflitto tra Israele e Iran e degli scontri
periodici lungo la Linea Blu. Proprio per questo motivo, ha sottolineato
Lacroix, “UNIFIL resta un elemento di stabilizzazione fondamentale» e il suo
ruolo «è riconosciuto dalle autorità libanesi, da tutta la diplomazia
internazionale e, cosa più importante, dalla popolazione locale”.
Durante la
conferenza stampa, Lacroix ha illustrato i risultati della sua recente visita
in Libano e Siria, avvenuta proprio nei giorni in cui il mondo assisteva con
apprensione all’escalation tra Iran e Israele e subito dopo gli Stati Uniti. Il
diplomatico francese avrebbe dovuto includere anche Gerusalemme nel suo
itinerario, ma ha spiegato che l’instabilità della situazione non lo ha
permesso. “Resterò in contatto con i funzionari israeliani nei prossimi giorni
tramite video-collegamenti”, ha aggiunto.
Tra i temi
centrali, il rapporto con le forze libanesi (LAF), la gestione delle tensioni
con le forze israeliane (IDF) e la tenuta del mandato definito dalla
Risoluzione 1701 del Consiglio di Sicurezza. Lacroix ha spiegato che le forze
armate libanesi hanno rafforzato la loro presenza a sud del fiume Litani, con
il sostegno di UNIFIL, e che la missione continua a svolgere un ruolo chiave
nel disinnesco di mine, nella rimozione di ordigni inesplosi e nella mediazione
tra le parti.
“UNIFIL è
l’unico canale di comunicazione costante tra le forze israeliane e quelle
libanesi”, ha ribadito. Questo ruolo di “cuscinetto” tra eserciti nemici è
stato rafforzato, secondo Lacroix, durante gli ultimi mesi di tensione: “La
missione ha lavorato intensamente per evitare che gli incidenti si
trasformassero in escalation”.
Interpellato da
chi scrive sulle preoccupazioni per possibili ritorsioni da parte di Hezbollah
in caso di un nuovo scontro tra Iran e Israele, Lacroix non ha drammatizzato,
ha messo in risalto la preparazione ed esperienza dei peacekeeprs
dell’UNIFIL ma ha riconosciuto la delicatezza del momento. La speranza è che la
neutralità operativa di UNIFIL sia la migliore protezione.
Ma se
politicamente la missione è ben radicata, sul piano finanziario le
preoccupazioni sono reali. Il mandato di UNIFIL, come tutte le missioni ONU,
dipende dai contributi volontari degli Stati membri, e Lacroix ha confermato
che il segretariato sta già predisponendo piani di contingenza in vista della
prossima sessione di bilancio: “Se dovessimo ridurre
le operazioni, sarà unicamente per mancanza di fondi. Non ci sono altre
ragioni”.
La questione
tocca anche il fronte siriano, dove Lacroix ha visitato la missione UNDOF sulle
alture del Golan. Anche qui, ha sottolineato, si registrano violazioni gravi,
come la presenza di truppe israeliane nell’area di separazione, vietata dagli
accordi del 1973. Tuttavia, ha evidenziato un miglioramento nei rapporti con le
autorità siriane, che si sono dette pronte a riprendere il controllo del
territorio nazionale «in linea con il diritto internazionale”.
Infine, un cenno
al passaggio di consegne al vertice di UNIFIL. Lacroix ha ringraziato il
generale spagnolo Aroldo Lázaro Sáenz
per il lavoro svolto in tempi “estremamente difficili” e ha dato il benvenuto
al nuovo comandante, l’italiano Diodato Abagnara. “Con lui abbiamo già iniziato a lavorare
a stretto contatto”, ha detto, confermando la fiducia dell’ONU nel comando
italiano per guidare una missione “sempre più complessa ma indispensabile”.
Il rinnovo
ufficiale del mandato di UNIFIL verrà discusso al Consiglio di Sicurezza in
agosto e il voto (o veto?) degli USA risulterà determinante. Ma già da ora, il
messaggio di Lacroix è chiaro: la presenza dei caschi blu non è solo utile, è
necessaria — e tagliarla sarebbe un errore strategico pericoloso, in un Medio
Oriente che ancora una volta vive sull’orlo del precipizio.
Sotto
in evidenza alcune delle risposte date da Lacroix ai giornalisti.
Sull’indispensabilità
di UNIFIL per la Risoluzione 1701:
“UNIFIL non è un
fine in sé… è uno strumento per sostenere l’attuazione della Risoluzione 1701.
Le due cose sono indissolubilmente legate,” ha spiegato Lacroix, sottolineando
che senza UNIFIL verrebbe meno l’intero impianto del processo politico.
Sulle
conseguenze di un eventuale ritiro di UNIFIL:
“Personalmente
sarei molto, molto preoccupato per il futuro della Risoluzione 1701 se UNIFIL
non fosse più presente sul terreno,” ha avvertito, ricordando che l’assenza
della missione indebolirebbe sia l’impegno politico delle parti sia il supporto
pratico alla stabilità.
Sui piani
d’emergenza legati al rischio di mancanza di fondi:
“Stiamo operando
in condizioni di grave restrizione di liquidità… è nostro dovere lavorare su
piani di contingenza,” ha detto Lacroix, precisando che il Segretario Generale
stesso è coinvolto nei contatti con i leader mondiali per garantire i
contributi necessari.
Sui rischi di
diventare un bersaglio e sul principio di neutralità:
“Abbiamo
discusso con la missione e con le autorità libanesi dei rischi potenziali di
diventare un bersaglio. Tutti hanno concordato che la neutralità operativa è la
nostra miglior protezione — il dialogo è il nostro scudo più efficace.”
Sul ruolo
dell’UNDOF in Siria:
“UNDOF continua
a svolgere un ruolo di importanza critica nel mantenere il collegamento tra le
autorità siriane e quelle israeliane,” ha dichiarato Lacroix, accogliendo con
favore la disponibilità della Siria “ad assumersi la piena responsabilità della
sicurezza, anche nelle aree dove opera l’UNDOF.”
***
(Stefano
Vaccara www.lavocedinewyork.com
Giornalista e scrittore. Nato e cresciuto in Sicilia, laurea a Siena, master a
Boston. L'incontro col giornalismo avviene in America con Il Giornale di
Montanelli, America Oggi e USItalia Weekly. Dal
Palazzo di Vetro oggi racconta l’ONU dopo aver fondato e diretto La Voce di New
York dal 2013 a gennaio 2023)