Credit Suisse, cosa è andato storto?
Una grande banca che ha perso di vista le sue radici svizzere
di Matthew Allen - SWI Swissinfo
L’istituto
bancario Credit Suisse
ha subito enormi perdite finanziarie nel 2022 e ha annunciato una
ristrutturazione che, per 9'000 persone, si traduce nella perdita del
posto di lavoro.
Cosa
è successo?
Credit
Suisse è passata da uno scandalo all'altro: ha spiato un ex collaboratore, ha
ricevuto una condanna penale per aver permesso a trafficanti di droga di
riciclare denaro, è stata implicata in un caso di corruzione in Mozambico, un
suo dirigente ha violato il confinamento durante la pandemia e ha visto i dati
di dozzine di sue e suoi clienti legati alla scena del crimine essere rivelati
dai media nel corso di un’inchiesta internazionale.
La
credibilità della banca è stata ulteriormente macchiata da investimenti nella
società finanziaria britannica Greensill Capital e
nella statunitense Archegos Capital Management,
entrambe collassate nel 2021.
È
improbabile che i 10 miliardi di dollari di fondi della clientela investiti in Greensill saranno totalmente recuperati e, benché non sia
l'unica banca a essersi scottata con Archegos, Credit
Suisse ha subito perdite (5,5 miliardi di dollari) molto più ingenti della
concorrenza.
L'autorità
di vigilanza finanziaria elvetica ha bacchettato l'istituto per aver
deliberatamente ignorato più di 100 segnali di
pericolo mentre si avvicinava all'orlo del baratro all'inseguimento di profitti
illusori.
Com’è
successo?
Identificare
una cultura del rischio autodistruttiva è facile con il senno di poi. Più
difficile è spiegare perché è stato permesso che tutto ciò accadesse, tenendo
conto del fatto che molti analisti e analiste ritengono che i rischi fossero
facili da individuare, se non ovvi.
Il
dito è puntato sulla dirigenza della banca. L'ex CEO di Credit
Suisse Oswald Grübel dice che il marcio è
iniziato quando è stato rimpiazzato nel 2007 dal responsabile delle attività
bancarie d'investimento, lo statunitense Brady Dougan.
"L'investment
banking era l'unica attività che gli interessasse", ha affermato Grübel al quotidiano Blick in ottobre. "L'ha
ampliata poiché è lì che si trovano i più grandi incentivi finanziari. Il
private banking e il business incentrato sulla Svizzera non erano nelle sue
priorità".
Benché
il successore di Dougan avesse annunciato una maggiore prudenza dopo la
partenza di quest'ultimo nel 2015, sembra che alle parole non siano seguiti i
fatti.
Diverse
persone responsabili dei rischi e della conformità, assunte dopo che Dougan
aveva lasciato la banca, sono tra i quadri messi alla porta durante l'ultimo
tracollo finanziario. Altri analisti e analiste
danno la colpa a Urs Rohner, presidente del consiglio di
amministrazione di Credit Suisse tra il 2011 e il 2021.
Le
conseguenze
Il
risultato finale si traduce in crescenti perdete finanziarie, il crollo del
prezzo delle azioni (84 franchi nel 2007, circa 3 oggi), un esodo di clientela
ricca e la rapida erosione della credibilità.
La
banca è così radicata nell'economia svizzera da essere definita "too big to fail" (troppo
grande per fallire) dall'autorità di vigilanza finanziaria.
Tuttavia,
Credit Suisse ha anche un altro importante, anche se meno tangibile, valore. La
banca è stata fondata nel 1856 dal noto industriale Alfred Escher per finanziare
il sistema ferroviario elvetico, un pilastro fondamentale della rinascita
industriale del Paese.
Ciò
potrebbe spiegare perché così tante persone in Svizzera criticano le attuali
derive finanziarie anglosassoni che indeboliscono le radici elvetiche
dell'istituto bancario.
Verso
una rinascita?
La
nuova direzione ha lanciato una grande ristrutturazione che prevede il taglio
di parte delle sue unità di trading più rischiose, la soppressione di molti
posti di lavoro e l'iniezione di capitale aggiuntivo, soprattutto dal Medio
Oriente.
"La
banca costruirà sulla base delle rinomate competenze di gestione patrimoniale
proprie del settore bancario svizzero", ha promesso Credit Suisse
nell'ottobre del 2021.
"Resteremo
concentrati nel dirigere la nostra trasformazione culturale, lavorando al
contempo al miglioramento dei nostri processi di gestione del rischio e di
controllo", ha affermato l'attuale presidente di Credit Suisse Axel
Lehmann. Non è la prima volta che si parla di un punto di svolta per il gruppo
bancario negli ultimi anni.
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Cronologia
degli eventi chiave
Febbraio
2020: Il CEO Tidjane Thiam è obbligato a dimettersi sull'onda dello
scandalo riguardante l'assunzione da parte della banca di detective privati
per spiare un ex dirigente.
Marzo
2021: il crollo di Greensill Capital e Archegos
Capital Management espone la banca a perdite miliardarie.
Aprile
2021: Il presidente
del Consiglio di amministrazione Urs Rohner (in carica dal 2011) presenta le dimissioni.
Aveva annunciato la sua intenzione di partire l'anno precedente.
Ottobre
2021: La banca è
multata per 475 milioni di dollari per il suo ruolo nello scandalo di
corruzione in Mozambico conosciuto come la truffa dei "Tuna bond".
Gennaio
2022: Il presidente
del gruppo, Antonio Horta-Osorio, è obbligato a dimettersi dopo aver violato le
regole del confinamento legate al Covid-19 per assistere al torneo tennistico
di Wimbledon.
Febbraio
2022: Un informatore
consegna ai media i dati di 18'000 clienti. Questa fuga di informazioni è nota
come "Suisse secrets".
Giugno
2022: Credit Suisse è
la prima banca nazionale a essere condannata penalmente per riciclaggio di
denaro in Svizzera, in relazione a un'organizzazione bulgara di traffico di
droga.
Luglio
2022: Il CEO Thomas Gottstein è allontanato e sostituito da Ulrich Körner.
Ottobre
2022: Körner e il presidente Axel Lehmann annunciano il taglio di
9'000 posti di lavoro e un aumento di capitale di 4 miliardi di franchi.
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(Matthew
Allen www.swissinfo.ch
traduzione di Zeno Zoccatelli)