Aree
idonee, il Tar impone di riscrivere il decreto. Una vittoria per le fonti
rinnovabili
di Luca
Pagni - Vaielettrico
ROMA - Il
Tar del Lazio ha bocciato una parte del decreto Aree idonee. In particolare,
nella parte che concede alle Regioni ampia discrezionalità nell’individuare i
criteri per installare impianti rinnovabili. Ora il decreto andrà riscritto. A
presentare ricorso era stata Anev, associazione dei
gestori di impianti eolici.
Per il governo
una clamorosa bocciatura. Per operatori e associazioni ambientaliste un punto a
favore. Per la crescita delle energie verdi, nuove speranze di riuscire
a raggiungere gli obiettivi che si è data l’Italia nella lotta al cambiamento
climatico. Limitando sempre di più la produzione da combustibili fossili.
Obiettivo non facile da raggiungere, visto il ritardo accumulato negli anni, ad
eccezione degli ultimi due.
Ma partiamo
dall’inizio. La sentenza ha annulla i commi 2 e 3 dell’articolo 7 del decreto
Aree idonee. In pratica, quelle norme con cui il governo ha dato alle
Regioni mani libere sui criteri per definire le aree in cui è possibile
installare impianti rinnovabili. Una possibilità che alcune regioni (come la Sardegna e il Veneto) hanno interpretato la norma in
maniera restrittiva.
In secondo
luogo, il decreto riformulato dovrà contenere elementi di omogeneità per
tutte le Regioni. Cosa che non avviene col decreto Arre idonee così come è
stato proposto dal governo in carica e votato dal Parlamento.
Come detto, il
provvedimento andrà riscritto. Pur lasciando margini di autonomia legislativa a
livello locale, le Regioni non avranno più mano libera. Dovranno come
minimo rispettare il concetto che le aree non idonee non esistono. Come prevede
la legge nazionale. Lo ha spiegato il ministro dell’Ambiente e della
Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin. “Il Tar dice che le
aree non idonee non esistono. Le aree idonee previste per legge non potranno
essere limitate e ristrette. Per esempio, le cave, le aree industriali,
comunque dovranno essere idonee per la produzione di energia. Mi
riservo di approfondire la sentenza e valutare quali azioni adottare per
adeguare il Decreto”.
“Una
vittoria amara: accumulati due anni di ritardi”
A presentare
ricorso, l’associazione di categoria Anev
(associazione nazionale energie dal vento). Il commento alla sentenza del Tar è
del suo presidente Simone Togni. “Questa è una vittoria amara. Perché
anche se noi vinciamo in tribunale, a perderci è il Paese reale a causa dei
continui ritardi nello sviluppo delle energie rinnovabili. L’alto costo
dell’elettricità che scontiamo oggi è figlio di questi ritardi“.
Sulla stessa
linea il commento del presidente di Legambiente Stefano Ciafani.
“Il ministero dell’Ambiente proceda velocemente a riscrivere il decreto
ministeriale. E le Regioni si adeguino alla sentenza del TAR Lazio.
Garantendo uno sviluppo veloce e ordinato degli impianti a fonti rinnovabili.
Sotterrando per sempre quell’ascia di guerra contro le fonti pulite, in primis fotovoltaico
ed eolico. Come non abbiamo mai visto fare purtroppo contro i veri scempi
che hanno devastato, in alcuni casi in modo permanente, il paesaggio del nostro
paese”.
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(Luca Pagni
è stato per anni redattore di punta del quotidiano La Repubblica e ora colllabora con www.vaielettrico.it)