Ecco perché
il prezzo del Bordeaux in calo può essere un’opportunità per investire. Prezzi
giù del 30%
di Paola
Jadeluca - Financialounge
Bordeaux,
luci e ombre dopo l’En
Primeur di quest’anno. L’En Primeur
è la modalità inventata dai francesi secoli fa per vendere e, soprattutto,
fissare i prezzi in anteprima delle etichette top del Bordeaux, circa
250. Bene, le ultime annate in commercio, soprattutto la 2021, hanno lasciato
l’amaro in bocca ai collezionisti. Commercianti e acquirenti, anima di questo
sistema, già delusi dai prezzi elevati rispetto alla qualità a volte
deludente, sono stati accolti con prezzi al ribasso per l’annata 2023
presentata quest’anno all’En Primeur con un prezzo
medio decisamente ridotto, in media del 21,5% secondo il Liv-ex.
La produzione
di vino a Bordeaux, una delle zone più prestigiose del mondo, ma anche tra le
più vaste, è in grande crisi. A soffrire sono soprattutto i piccoli produttori,
costretti a “svendere” il proprio vino in seguito a un aumento decisivo dei
costi e dal calo dei consumi. I grandi brand fanno
storia a sé, ma anche questa supremazia traballa alla luce dei nuovi trend e
tra i grand cru non mancano ribassi anche più accentuati, addirittura del 30%.
Il governo francese è stato costretto a intervenire puntando sulla
distillazione e l’espianto massiccio dei vigneti. Ma non basta. Serve
una strategia di marketing e vendita più risolutiva.
Gli esperti di
Decanter, tra le guide che condizionano gli alti e bassi del mercato mondiale,
ritengono che la situazione di crisi potrebbe rivelarsi un’opportunità per
investire, per comprare a prezzi più abbordabili, sia sul mercato primario
che sul secondario, che sta perdendo quota a sua volta, puntando su un rialzo
futuro. L’indicazione anche da parte degli analisti del Liv-ex
è perlustrare meglio la regione, cercare occasioni oltre ai 4 o 5 brand che hanno continuato a guadagnare e che sono
introvabili.
Gli occhi sono
puntati sulle reazioni di acquisto relative al 2023. “Aspettiamo con il
fiato sospeso”, scrivono gli analisti del Liv-ex,
sigla che sta per London International Vintners
Exchange, la Borsa mondiale dei Fine Wine. La domanda è: il taglio sarà
sufficiente a riaccendere il mercato? A prima vista sembra di no.
I courtiers, i mediatori, conoscono la qualità degli châteaux, l’andamento dell’annata, ma anche le richieste di
quantitativi da parte dei négociants, ovvero i
commercianti che acquistano, e dunque aiutano gli châteaux
a fissare un prezzo di vendita dei loro vini. Una volta fissato queste
etichette sono vendute quasi esclusivamente ai négociants,
allo stesso prezzo uguale per tutti e allo stesso momento. Più di recente, da
40 anni a questa parte, il prezzo viene influenzato anche dai punteggi che i
critici più influenti assegnano ai vini venduti en primeur.
Comprare vini pregiati quando sono ancora in fase di maturazione è una scommessa
sul futuro, perché gli assaggi si fanno su prove di botte dell’ultima
vendemmia, che saranno disponibili sul mercato, in bottiglia, solo dopo 18-24
mesi.
Certo,il prezzo di acquisto è decisamente più basso di quello al
momento della vera commercializzazione, per questo l’En Primeur
è tanto atteso. Ma bisogna azzeccare l’andamento futuro. Quando il vento è
favorevole, va bene. È nei momenti più difficili che le decisioni si fanno più
attente. Prendiamo l’annata 2022, considerata ottima e molto apprezzato dalla
critica. I négociants hanno acquistato, ma si sono
lamentati dei prezzi troppo alti. A distanza di un anno molti si
ritrovano con le scorte quasi piene. Il punto chiave è se il prezzo di rilascio
verrà accettato dal mercato secondario e, soprattutto, in misura tale da
garantire un andamento positivo. Guadagni o perdite? Questo è il dilemma.
Al momento sul
mercato secondario la siutazione, dicono gli
analisti del Liv-ex, è contrastante. Il Bordeaux
500, il benchmark che indica lo stato di salute di questa regione, ha
registrato un calo dello 0,7% mese su mese, totale negli ultimi 12 mesi 10,3%.
Se la cava meglio il Right Bank 100, la riva destra
giusto a Nord della Dordogna, con una discesa dello 0,4%, mentre la Left Bank
200, la riva sinistra della Garonna, è scesa dello 0,6% mese dopo mese. Sulla
Riva Destra troviamo appellazioni come St-Emilion and
Pomerol. Sulla Riva Sinistra, St-Estèphe,
Pauillac, St-Julien and Margaux.
Gli analisti
del Liv-ex sottilineano il
peggior perfomer, Bordeaux Legends
40, l’indice cha ha per paniere una selezione di 40 vini Bordeaux di
eccezionali annate meno recenti (dal 1989): ha avuto un calo dell'1,4% mese su
mese. Calano le quotazioni, rallenta l’attività. A maggio il valore e il volume
degli scambi sul secondario sono stati deboli, diminuendo mese su mese. Sono
diminuite anche le etichette trattate e i vini singoli scambiati.
Château Batailley, la prima tenuta a uscire ha rilasciato l'annata
2023 a un prezzo inferiore dell'11,9% rispetto al prezzo di vendita del 2022.
Ma poi è andata sempre peggio. Château Margaux,
che pure proprio per l’annata 2023 è stato giudicato il miglior Bordeaux
secondo un sondaggio del Liv-Ex), ha ribassato del
30%, fissando il prezzo a a bottiglia ex négiociants a 360 sterline contro un prezzo di 516
sterline di rilascio dell’annata 2022; Mouton
Rothschild 339 contro 518, Lafite-Rothschild 410
contro 595. La lista è lunga. Eppure, commenta il portale di ricerca e analisi WineLister - costola del quotidiano francese Le Figaro- i
ribassi non sono bastati a far ripartire il mercato.
Dopo
l’invenduto e la peronospera, ci si mette anche il
vento contro soffiato dagli esperti. Michel Rolland, rinomato e
influente enologo mondiale, cresciuto nello Château Le Bon Pasteur, la tenuta
di famiglia a Pomerol. a
detto in una intervista a The Times, che la la crisi
storica che sta attraversando la regione dipende molto dall’atteggiamento di
superiorità dei produttori e dalle strategie sbagliate. Ha sparato contro la
tendenza ad assecondare la "credenza - errata- secondo cui i consumatori
non volevano più il classico claret corposo" e
si sono messi a produrre vini più leggeri che Rolland ritiene "quasi indecenti
a Bordeaux".
Altro grande
errore, sempre secondo Rolland è il marketing e la determinazione del
prezzo che, sostiene, viene fatta con una certa condiscendenza. Ai suoi occhi,
il prezzo di Bordeaux è simile a proclamare "Siamo i più belli.
Siamo i migliori", indipendentemente dalla qualità dei vini, dallo stato
del mercato dei vini pregiati e dai vini prodotti in qualsiasi altra parte del
mondo. Il prezzo è il segno definitivo dell'"arroganza" di Bordeaux?
Se è così, rilasciare i 2023, una buona annata ma non certo eccezionale, a un
prezzo medio inferiore del 21,5% rispetto alla precedente sembra troppo
modesto, sostengono gli analisti di Liv-ex, rispetto
ai rialzi esagerati degli anni passati.
***
(Paola Jadeluca giornalista di Repubblica per oltre 30 anni,
curatrice del settimanale Affari & Finanza, esperta tra l'altro di vini e
cucina)