TRIBUNA
ALFREDO
RECANATESI, UN MAESTRO DEL GIORNALISMO ECONOMICO
di
Ernesto Auci
ROMA - In
memoria di Alfredo Recanatesi, maestro del giornalismo economico, scomparso a
metà agosto, "First Online" diretto da Franco Locatelli,
ha pubblicato questo interessante articolo di Ernesdto
Auci.
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Ho
conosciuto Alfredo Recanatesi all’inizio degli anni ‘70. Ero entrato
come giovane praticante nella redazione de Il Globo, glorioso quotidiano
economico edito a Roma. Lui era già responsabile della sezione Borsa e Finanza.
Il mio primo lavoro fu quello di ricopiare giorno dopo giorno il listino
di Borsa su appositi fogli che poi venivano spediti in tipografia. Un lavoro
manuale, oggi sostituito dalle macchine, ma che consentiva ai giovani di
imparare a memoria i nomi delle società quotate e vedere le oscillazioni
giornaliere delle loro quotazioni. Poi si faceva un po’ di tutto del lavoro
redazionale. Titoli, riscrittura delle agenzie, notizie di varia
dimensione. Soprattutto si incollavano le agenzie per fare pezzi della
lunghezza desiderata. Non a caso, entrando in redazione, la dotazione assegnata
ad un giovane aspirante giornalista consisteva in un paio di forbici ed un
barattolo di colla, la famosa Coccoina.
I ritmi del
giornalismo di allora erano diversi. A quell’epoca il direttore de Il Globo
era Remigio Rispo un anziano signore
napoletano sempre in doppiopetto, che verso le sei del pomeriggio tornava a
casa passando dalla redazione a salutare e lasciare un perentorio avvertimento:
“Ue’ guaglio’ faciteme ‘nu bello giornale”.
Dopo poco più
di un anno Recanatesi venne chiamato a dirigere la redazione romana del Sole
24Ore, quotidiano più grande e già leader nazionale. Pochi mesi dopo mi
chiamò offrendomi una posizione del settore Finanza, ma a Milano. Lì
iniziammo, insieme al direttore Alberto Mucci, una grande avventura
giornalistica che consisteva nella trasformazione del giornale che era poco
più di un bollettino con quotazioni di Borsa e di Merci, in un vero giornale. Ci
sentivamo tutti i giorni, e magari più volte al giorno per confrontare le
nostre idee e per concordare le proposte da fare al direttore ed al resto della
redazione.
Dovemmo
vincere le forti resistenze dei tradizionalisti che non volevano
abbandonare le vecchie strade battute da quasi cento anni. “Si è fatto sempre cosi” dicevano. Abbiamo battagliato per mettere titoli di
merito ai pezzi. Ad esempio prima si usava mettere
come titolo “L’assemblea Montedison” mentre noi riuscimmo a far sì che si
mettesse un titolo di merito tipo “La Montedison perde tot” oppure “Cambia il
Consiglio di amministrazione”. Una piccola questione che però inaugurò una nuova
mentalità giornalistica. Come ci disse l’avv. Agnelli, allora
presidente della Confindustria, non dovevamo fare un house organ della confederazione degli industriali, ma un grande
giornale per l’intera economia italiana. Certo di ispirazione liberale e pro mercato. Ma libero di giudicare le singole
operazioni o le politiche del governo sulla base di un giudizio tecnico ben
motivato, sempre inquadrato nella ispirazione liberale di fondo.
Recanatesi
scriveva prevalentemente
di politica economica e monetaria, ma non disdegnava incursioni nella
politica pura come quando rimproverò Ugo La Malfa per non aver avuto il
coraggio di fare un governo che emarginasse la DC. E nel suo campo era il
numero uno. Ma non essere legato a nessun carro non suscita molte simpatie.
Quelli della tua parte non si fidano, mentre gli avversari moltiplicano gli
attacchi.
Lungo la
strada dell’indipendenza è fondamentale che un giornale che vuole essere
letto da più persone, anche con opinioni politiche ed opzioni ideologiche
diverse, acquisti credibilità ed affidabilità. Il pubblico deve sapere
che dietro quello che si scrive c’è solo un accurato lavoro giornalistico.
In questa direzione, ad un certo punto prememmo presso il direttore per
pubblicare giornalmente una pagina dedicata ai problemi del lavoro e
sindacali. Apriti cielo! Gli industriali più conservatori criticarono
questa iniziativa di quello che ritenevano il “loro” giornale. La pagina fu
mantenuta ma certo quell’episodio aumentò la diffidenza verso Recanatesi
e lo stesso direttore. Del resto quasi vent’anni dopo,
una delle motivazioni con le quali fui allontanato dalla direzione de Il Sole 24 Ore, (presidente di
Confindustria era Antonio d’Amato) è stata proprio quella di aver pubblicato in
prima pagina un articolo di Sergio Cofferati, allora segretario generale della
Cgil, che rispondeva peraltro ad una nostra severa critica al
sindacato che sapeva dire solo NO. Un po’ come avviene ancora oggi. Questo dimostra
quanto è vero il detto “la madre degli stupidi è sempre incinta”.
Presto finì
prima per me e poi anche per lui l’avventura de Il
Sole 24 Ore. Io poi tornai come direttore e amministratore delegato. Lui
divenne articolista de la Stampa e collaborò con varie istituzioni tra cui l’Abi. Alfredo
Recanatesi è stato il testimone di cosa vuol dire fare il giornalista
indipendente, non schierato a priori e non militante per un partito o per
un gruppo di potere. Certo aveva le sue idee, ed erano vicine a quelle di una
sinistra ragionevole e preparata. Una sinistra che purtroppo non c’è stata (con
qualche eccezione) e non c’è. Il giornalismo non dovrebbe servire per fare
lobby o influenzare gli elettori. I giornalisti non dovrebbero scrivere o
andare in TV con la loro etichetta politica partecipando alla lottizzazione
delle opinioni (per lo più disinformate) ma presentarsi sulla base delle loro
competenze e della capacità di comunicare al lettore o all’ascoltatore qualcosa
che è più vicino possibile alla realtà dei fatti.
Il cittadino
deve avere fiducia sul fatto che il giornalista prima di comunicare una
informazione, ha fatto con scrupolo le verifiche necessarie. La credibilità
dell’informazione oggi è compromessa (a parte qualche rara eccezione)
perché il giornalista appare come portavoce di una determinata posizione,
invece che come “Guardiano del potere”. E questa magari è anche una ragione
della decadenza delle nostre democrazie.
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Ernesto
Auci - Nato a Roma
il 9 febbraio 1946 diventa giornalista professionista nel 1970. Dopo una breve
esperienza iniziale a Il Globo si trasferisce a Milano a Il
Sole 24 Ore dove rimane fino al 1980 raggiungendo la qualifica di vice direttore. Dopo un passaggio all'Europeo ed a Il Mattino di Napoli, nel 1984 diventa responsabile delle
relazioni esterne di Confindustria con la presidenza Lucchini. Nel 1992, al
termine della presidenza Pininfarina,si
trasferisce alla Fiat come responsabile della comunicazione. Nel 1997 diventa
direttore del Il Sole 24 Ore di cui nel 2001 assume l'incarico di
amministratore delegato. Nel 2003 assume la carica di amministratore delgato di Itedi e de La Stampa e nel 2005 passa alla Fiat come responsabile
dei rapporti istituzionali.
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