VENDITA AGI, I PUNTI OSCURI. NE PARLA MICHELE ANZALDI
ROMA - Per l’anno 2024 l’Agenzia Agi può contare su un
contributo statale di 3,1 milioni di euro, assegnato con la Determina del
Dipartimento Editoria del 6 dicembre 2023. E proprio in questi giorni può
concorrere per vedersi assegnato uno degli 11 lotti del nuovo bando per servizi
di carattere specialistico, anche video-fotografico, per un totale di 55,8
milioni di euro: si va dai 22,4 milioni di euro del primo e più ricco lotto,
fino ai 570mila euro dell’ultimo.
C’è anche una questione di fondi pubblici dietro l’acquisto dell’Agi, che starebbe effettuando il senatore della Lega
Angelucci, già editore, col suo Gruppo, di Libero, Il Tempo e Il Giornale.
Proprio perché ci sono in ballo anche ingenti fondi per continuare
con agio l’attività, diventa meno chiaro il motivo per cui l’attuale editore,
l’Eni, abbia intenzione di vendere. Sottolinea tutto questo - su Huffington
Post - Michele Anzaldi, già deputato con Pd e Italia Viva, già
Segretario della Commissione di vigilanza Rai. Secondo la riforma delle
agenzie di stampa, varata nel luglio scorso dal sottosegretario all’Editoria
Alberto Barachini, il 65% del bilancio delle agenzie di stampa già vincitrici
del bando del 2017 (tra queste l’Agi) viene coperto dai fondi governativi.
Anzaldi mette in fila i particolari sulla trattativa
Eni-Angelucci per la cessione dell’Agi, che procede
“senza spiegazioniufficiali e chiarimenti
trasparenti”. La prima notizia la scrive Alessandro Barbera su
La Stampa: l’Eni dichiara di aver ricevuto dal gruppo del senatore
leghista “una manifestazione di interesse spontanea”. In pratica l’Agi non era
in vendita, l’Eni non aveva alcuna intenzione di venderla, o quantomeno non lo
aveva esplicitato, ma Angelucci si sarebbe fatto avanti spontaneamente. “È
normale -si chiede Anzaldi- che un esponente politico, peraltro appartenente ad
un partito al governo che guida con un suo esponente il ministero
dell’Economia, chieda ad un’azienda pubblica (di cui il Mef indica i vertici)
di poter acquistare un suo asset? Se davvero l’Eni ha intenzione di procedere
con un’operazione di mercato, perché non mette l’Agi in vendita in maniera
trasparente, consentendo a tutti gli editori e imprenditori interessati di
accedere alle informazioni sulla testata e valutarne l’acquisto?”.
Seconda notizia. Sul Fatto Quotidiano Tommaso Rodano ha scritto che l’acquisto di Angelucci “fa parte di una
strategia editoriale che è stata avallata anche da Giorgia Meloni”. Sul
“Corriere della Sera”, anonimi esponenti di Fratelli d’Italia citati da Monica
Guerzoni dichiarano che “l’affare è stato concluso già un mese fa”.
Dice Anzaldi: “Se davvero l’Eni, alla cui guida c’è un
manager di riconosciuta esperienza come Claudio Descalzi, si prestasse a un
tale gioco politico sarebbe grave e rappresenterebbe un danno a un bene
pubblico come l’Agi, che Enrico Mattei volle inserire nel perimetro dell’Eni
proprio per tutelarne l’indipendenza, l’autonomia e la professionalità,
garantendo così maggiore pluralismo nell’informazione”.
Askanews riporta invece che durante il briefing quotidiano
della Commissione europea per la stampa, il 25 marzo a Bruxelles, un
giornalista ha chiesto se la cessione dell’Agi a un
parlamentare della Lega, già proprietario di diversi media, non comporti il
rischio di una concentrazione con un sistema meno pluralista dell’informazione
in Italia, simile a quanto accaduto in Ungheria, dove diversi media sono stati
comprati da amici del primo ministro. “Non ho molto da dire in merito -ha
risposto un portavoce della Commissione, Christian Wigand- Posso solo ricordare
in termini generali che, naturalmente, nel contesto del rapporto sullo stato di
diritto”, che la Commissione pubblica ogni anno, “guardiamo agli sviluppi in
tutti i nostri Stati membri”. E in questo quadro “uno dei pilastri riguarda gli
sviluppi della libertà dei media”. “Ricordiamo anche – ha aggiunto Wigand – il
‘Media Freedom Act’ che ora è pressoché definitivo, e che sarà in futuro
rilevante per tali situazioni di fusioni. Quando si tratta di fusioni dei
media, è parte del campo d’azione del Media Freedom Act guardare a questi
problemi. Ma non vorrei commentare un caso specifico in questa fase.
Controlleremo e vi daremo aggiornamenti”, ha concluso il portavoce.
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(Credits: Professione Reporter)