TRIBUNA

 

REPUBBLICA COME LE MONDE? ANTENNA SVELA LE AMBIZIONI

di Alessandra Ravetta

 

MILANO - Mentre Comin & Partner, consulenti per la comunicazione in Italia del Gruppo Antenna e dell’imprenditore greco Theodore Kyriakou, che sta definendo con Exor l’acquisto del Gruppo Gedi, ha iniziato a far girare informazioni sui progetti del suo cliente per ‘La Repubblica’ il cui modello di sviluppo sarebbero ‘Le Monde’ e ‘El Pais’, oltre alla possibilità di rivendere La Stampa, dopo acquistata.

 

La scheda di Antenna Group diramata dall’ufficio stampa Comin & Partner (PDF)

 

Notizie sulle aspirazioni imprenditoriale nei media di Kyriakou arrivano anche da Bloomberg che oggi con il giornalista Sotiris Nikas racconta: “Il gruppo greco Antenna valuta diversi investimenti in Italia, visto che cerca di espandersi in una delle piu avanzare economie del mondo. Il gruppo greco Antenna, guidato da Theodore Kyriakou, e in trattative con Exor per l’acquisizione del gruppo editoriale Gedi, sta valutando almeno tre target in Italia, fondi dicono a Bloomberg News. Antenna è attivo in 22 paesi e gestisce un impero media che include stazioni TV, radio e servizi streaming”.

 

Mancano invece da tutti i fronti notizie sulle intenzioni del possibile acquirente per tutte le altre attività giornalistiche e digitali del gruppo Gedi. Si sa che le radio, Deejay, Radio Capital e M2o, gli asset con gli utili piu ricchi del gruppo, sono il boccone più appetibile per Antenna, come per molti altri editori italiani che da anni corteggiano Gedi per poterle acquistare. E poi ci sono anche le vivaci attività di intrattenimento come One Podcast, Mymovies, e Startdust. Non è chiaro invece cosa succederà di Huffington Post, mai citato come fosse figlio di un dio minore, e per i periodici con testate molto onorevoli come Limes e Le Scienze.

 

Ordine dei giornalisti

Dopo le dure prese di posizione delle redazioni de La Stampa e di Repubblica, che abbiamo pubblicato, il mondo dell’informazione scende in campo con il Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti che “esprime solidarietà e vicinanza ai lavoratori del gruppo Gedi, oggetto di una ulteriore umiliante svendita che crea sconcerto e profonda preoccupazione per lo smantellamento in atto di voci fondamentali nella difesa del pensiero critico e della democrazia del Paese”.

 

L’Ordine non dimentica i ” colleghi della Stampa che oggi non sono in edicola in seguito alla sofferta decisione, presa a termine di una lunga assemblea che come scritto nel comunicato del CDR “conclude una giornata drammatica per la storia della nostra testata”. E solidarietà ai colleghi di Repubblica che hanno proclamato lo stato di agitazione, a fronte della svendita ad un gruppo straniero che non ha presentato alcun piano di rilancio né offre certezze sul piano occupazionale e sul profilo identitario della testata”.

 

Reazioni politiche e sindacali

Anche il mondo politico è uscito dal letargo per occuparsi di una storia di cui girano informazioni da settimane. Ecco le dichiarazioni da vari fronti.

 

La Russa: preoccupazioni giustificate

 

Inaspettata la presa di posizione del presidente del Senato, Ignazio La Russa, riportata dall’Ansa, che rispondendo a una domanda sulla vertenza in corso nel gruppo editoriale Gedi, durante il tradizionale scambio di auguri di Natale con la stampa ha detto: “Credo che le vostre preoccupazioni siano giustificate e che le proprietà hanno diritto a cambiare, cedere, vendere ma non hanno il diritto di imporre linee di condotta univoche alla redazione. Le vostre preoccupazioni non solo le capisco ma sono a vostra disposizione, anche come intermediario perché abbiate soddisfazione nelle risposte che attendete risguardo alle vostre preoccupazioni’.

 

Schlein (PD): in gioco non c’è solo un gruppo editoriale

“Le informazioni che circolano sulla vendita del gruppo Gedi sono allarmanti. Le preoccupazioni espresse dai Comitati di Redazione sono anche nostre. Dopo anni di scelte finanziarie che hanno progressivamente indebolito l’azienda, si arriva oggi alla cessione a un soggetto straniero che non offre garanzie su occupazione, prospettive future, qualità e pluralismo dell’informazione”. Così la segretaria del Pd, Elly Schlein.
“Siamo estremamente preoccupati dai rischi di indebolimento o addirittura di smantellamento di un presidio fondamentale della democrazia, fondato su testate che hanno segnato la storia del giornalismo italiano e che rappresentano un patrimonio unico anche per il radicamento territoriale”.
“Non è possibile restare in silenzio di fronte a tutto questo. Non ci sono certezze sulle intenzioni del potenziale acquirente. Le richieste delle redazioni non hanno ricevuto risposta: servono garanzie occupazionali per il futuro dei dipendenti del gruppo e serve assicurare i principi costituzionali di pluralismo dell’informazione e di libertà di stampa. Sono principi cardine della nostra democrazia. Per questo siamo al fianco dei giornalisti e sosterremo ogni iniziativa volta a mantenere alta l’attenzione e ottenere chiarimenti su una vicenda che tocca direttamente la salute del sistema democratico. In gioco non c’è solo un gruppo editoriale, ma un patrimonio storico e civile del Paese”.

 

Stefano Graziano, capogruppo Pd in commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai, dichiarando il voto favorevole del Partito Democratico alla mozione sulla libertà di stampa a firma Graziano, Cafiero De Raho e Piccolotti, ha detto, come riporta sempre l’Ansa, “La libertà di manifestare il nostro pensiero è un principio cardine della nostra Costituzione e alla base della democrazia. Non possiamo dimenticare episodi pesanti come l’attentato a Ranucci, il caso Paragon dei giornalisti spiati e altri che hanno colpito profondamente la nostra libertà di espressione e il nostro sistema democratico. Per questo occorre prendere misure concrete a tutela della nostra Costituzione e democrazia e la nostra mozione va proprio in questa direzione. Una legge sulle querele temerarie, per proteggere i giornalisti da azioni legali usate con l’unico scopo di intimidirli; la riforma della disciplina sulla diffamazione; dobbiamo intervenire sulla legge n. 47/1948 sulla stampa, modificare i codici penali e, soprattutto, disincentivare l’uso della reclusione a scopo preventivo nei confronti dei giornalisti. Dobbiamo anche rendere possibile una maggiore trasparenza nell’attività delle istituzioni. È necessario che i membri del Governo si rendano disponibili per un confronto con i giornalisti, non solo attraverso comunicati o dichiarazioni ‘a misura di consenso’, ma invitando anche i giornalisti a porre domande su temi di rilevanza pubblica. Infine, il Parlamento deve essere informato su tutti gli sviluppi riguardanti il caso dello spyware Graphite e sull’uso delle tecnologie da parte delle autorità italiane. Servono regole chiare; dobbiamo sbloccare lo stallo in cui da oltre un anno versa la commissione di Vigilanza sulla Rai, segnale chiaro di come la politica stia soffocando l’indipendenza del nostro servizio pubblico di informazione e democrazia, che è necessaria per il buon funzionamento delle istituzioni democratiche. Non possiamo dimenticare il problema del precariato dei giornalisti e non possiamo tralasciare il caso del gruppo Gedi. E’ notizia di questi giorni della possibile cessione dei quotidiani del gruppo Gedi, Repubblica, Stampa, Huffington e Radio, ad un gruppo straniero di cui non si conosce nulla. Quello che sta accadendo al gruppo Gedi è veramente allarmante e preoccupante. Si sta smembrando e svendendo uno dei gruppi editoriali più importanti in Italia, ad un gruppo straniero, senza garanzie sulla tutela occupazionale dei giornalisti e dipendenti del gruppo. Si sta mortificando e svilendo non solo l’attività dei giornalisti ma di tutta l’informazione e della nostra democrazia. La libertà di stampa non è solo un diritto dei giornalisti, ma un bene fondamentale per tutta la nostra società. Dobbiamo impegnarci tutti, legislatori, Governo, e forze politiche, per proteggere questo diritto e restituire al nostro Paese il posto che merita tra le democrazie mature e libere del mondo”.

 

M5s: servono garanzie concrete

 

“La preoccupazione principale nella vendita degli asset editoriali del gruppo Gedi riguarda chi ogni giorno lavora nelle redazioni, nelle radio e nei servizi digitali. Sono loro ad aver mantenuto vivi giornali e progetti editoriali, e oggi rischiano di subire le conseguenze di operazioni finanziarie decise dall’alto. Servono garanzie concrete e immediate e il governo non può chiamarsi fuori, anche alla luce dei retroscena che chiamano in causa Giorgia Meloni e i suoi ‘abboccamenti’ con l’editore Kyriakou. La nostra vicinanza va a tutti coloro che, con ruoli diversi, permettono ogni giorno la produzione di notizie e contenuti culturali. Al Paese serve un sistema editoriale solido, autonomo e capace di guardare al futuro, non un terreno di scambio tra investitori e gruppi economici”. Così gli esponenti M5s in commissione Cultura.

 

Appendino (M5S): intoccabile non è la famiglia Elkann ma lo sono i lavoratori

 

“Chiediamo un’informativa urgente al governo sulla vendita del gruppo Gedi e ribadiamo la nostra vicinanza alla comunità del gruppo che sta vivendo un momento complesso e difficile. Sono lavoratori e lavoratrici che certamente meritano una trasparenza e un rispetto che non abbiamo visto negli ultimi anni da parte della proprietà, su questa come su altre operazioni della famiglia Elkann. Ormai abbiamo capito che quando si tratta di alzare la voce con loro i banchi della maggioranza si svuotano e le voci spariscono, ma ci aspettiamo che il Governo dica qualcosa. L’informazione e i lavoratori non si tutelano restando in silenzio perché si ritiene la famiglia Elkann intoccabile. Intoccabili dovrebbero essere i diritti di lavoratori e lavoratrici, non la proprietà che da una parte stacca dividendi miliardari e dall’altra manda in cassa integrazione e svende tutto. Presidente, li ho visti i Ministri sfilare alla redazione della Stampa, uno dopo l’altro, nelle ultime settimane, e giustamente, dopo il vergognoso attacco squadrista del 29 novembre. Ma tutti quei ministri, tutte quelle voci che erano lì pronte ad abbracciare quella comunità, dove sono oggi? Io mi aspetto che il governo venga qui e ci dica che l’informazione è importante, che quei posti di lavoro vanno tutelati e che quell’operazione non può essere fatta sulla pelle di lavoratori e lavoratrici”. Lo ha dichiarato la Deputata del Movimento 5 Stelle Chiara Appendino intervenendo alla Camera.

 

Fratoiann (AVS): tutelare presidio di democrazia

 

“Certo la crisi dell’editoria, in Italia e non solo, sta dando colpi micidiali al sistema informativo ma tutto ciò non può giustificare quanto sta accadendo ad uno dei gruppi editoriali più importanti del nostro Paese. In pochi anni il gruppi Gedi é stato spolpato e smembrato in nome di operazioni finanziarie: e i risultati, per quanto riguarda ad esempio il settore dei giornali locali, sono sotto gli occhi di tutti. Ora la proprietà Elkann sta procedendo alla liquidazione degli ultimi asset di valore – Repubblica, Stampa, Huffington e Radio – ad un gruppo straniero, di cui non si conoscono le intenzioni, senza garanzie per la tutela dell’occupazione, né per garantire un’informazione libera e di qualità”. Lo afferma Nicola Fratoianni di Avs. “E quello che preoccupa – prosegue il leader di Si – soprattutto è il silenzio, non so se per imbarazzo o per distrazione delle Istituzioni, del governo e del mondo della politica. È il momento della chiarezza e delle scelte trasparenti: la liquidazione di un gruppo editoriale del genere non può passare sotto silenzio, serve una reazione e un’attenzione particolare perché ne va della qualità della nostra democrazia”. “Per questo – conclude Fratoianni – siamo al fianco dei giornalisti del gruppo e alle loro mobilitazioni, pronti a sostenere ogni iniziativa utile, ma questo non basta: bisogna accendere un faro su questa vicenda per tutelare un presidio di democrazia”.

 


Bonelli (AVS e Europa Verde): a rischio pluralismo in Italia

”La vendita de La Repubblica, La Stampa, Huffington, delle radio e dei siti web connessi all’armatore greco Kyriakou è un fatto che desta profonda preoccupazione anche per la qualità della nostra democrazia”.
”L’operazione riguarda una trattativa tra l’erede del gruppo Gedi, John Elkann, e la società ellenica “Antenna Group”, controllata da Theodore Kyriakou, azionista principale e presidente del gruppo. Chi è Theodore Kyriakou? Laureato negli Stati Uniti, amico del presidente Trump, con una sua foto sulla scrivania.Kyriakou può contare inoltre su un solido partner in affari: il principe saudita Mohammed bin Salman Al Saud, che tre anni fa ha investito 225 milioni di euro per acquistare il 30% di “Antenna Group”.La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, all’inizio di quest’anno, ha guidato una visita di Stato in Arabia Saudita, conclusa con una dichiarazione che auspicava una nuova fase di cooperazione e sviluppo dei rapporti tra Italia e il regno del principe ereditario.Perché scrivo questo? Perché se la vendita dovesse avere questo esito, si aprirebbe un problema serio che riguarda i livelli occupazionali e, allo stesso tempo, la qualità della nostra democrazia. La concentrazione dell’informazione radiotelevisiva, della stampa e del web sarebbe infatti praticamente schierata sulle posizioni del governo e della sua presidente”.
”Demolire uno strumento d’informazione che, fin dalla sua nascita, ha rappresentato un punto di riferimento culturale per i cittadini che si riconoscono nei valori progressisti sarebbe un fatto gravissimo, che dovrebbe destare un allarme immediato e che rischia di confermare una normalizzazione a destra degli spazi dell’informazione nel nostro Paese.Penso che chi ha a cuore la qualità della nostra democrazia non possa assistere passivamente a quanto sta accadendo”.

 

Calenda (Azione): dopo aver venduto Gedi, Elkann chiuderà le fabbriche Stellantis

 

“Lo avevo previsto e dichiarato anni fa. E non è che ci volesse molto per predire che una volta venduti tutti gli asset industriali, i giornali non avrebbero più avuto valore per tenere buona la politica e il sindacato. Ecco qui. Previsto e accaduto. Dopo le elezioni del ’27 chiuderanno anche le fabbriche (semivuote) di Stellantis. John Elkann è riuscito a distruggere in una generazione ciò che era stato costruito in 125 anni con un robusto contribuito dello Stato italiano. Complimenti. Mancano Juventus e Ferrari ma è abbastanza a buon punto anche lì”

 

 Magi (+Europa): libertà informazione a rischio

“La vendita di Repubblica e La Stampa e del resto delle testate del gruppo Gedi non è solo una crisi industriale dell’editoria ma investe direttamente il diritto costituzionale della libertà di stampa, della pluralità di informazione e del diritto dei cittadini ad essere informati. Alle giornaliste e ai giornalisti delle testate del Gruppo Gedi va la nostra solidarietà e il nostro sostegno in una battaglia che riguarda non solo la tutela dei posti di lavoro ma anche la difesa di un presidio democratico che oggi è più importante che mai. Visto che il governo sembra essere direttamente coinvolto in questa trattativa è necessario che venga in aula a riferire tramite il sottosegretario all’Editoria Barachini”. Lo afferma il segretario di +Europa, Riccardo Magi.

 

Regione Piemonte, Torino e Stampa Subalpina

Il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, e il sindaco della Città di Torino, Stefano Lo Russo, seguono con attenzione l’evolversi della situazione del gruppo Gedi e incontreranno domani a Palazzo Civico una rappresentanza dell’Associazione Stampa Subalpina, dei lavoratori del gruppo e della testata La Stampa di Torino. Cosi’ una nota.

 

 

Cgil: ennesima fuga degli Elkann

 

“La vendita del gruppo Gedi, ramo d’azienda della Exor (finanziaria della famiglia Agnelli) rappresenta chiaramente la politica industriale che gli Elkann stanno attuando da tempo: abbandonare Torino e il Piemonte”. E’ il commento dei segretari generale di Cgil Piemonte e Cgil Torino, Giorgio Airaudo e Federico Bellono. “Siamo vicini alle giornaliste e ai giornalisti, alle lavoratrici e ai lavoratori di tutte le redazioni del gruppo Gedi – affermano – per l’ennesima svendita messa in atto da Exor. La politica e le istituzioni devono pretendere garanzie dalla proprietà, perché in gioco non c’è solo una possibile crisi occupazionale, ma il diritto a un’informazione libera.” Per Airaudo e Bellono “La Stampa, la Repubblica, la Sentinella del Canavese, storici giornali che raccontato il territorio torinese, rappresentano un patrimonio da tutelare e non da liquidare al miglior offerente. Le giornaliste e i giornalisti meritano risposte, rassicurazioni sui livelli occupazionali e sulla possibilità di continuare a svolgere liberamente il proprio lavoro: quello di informare cittadine e cittadini”.

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(Alessandra Ravetta direttore PrimaOnline)