TRIBUNA
GEDI, LA CESSIONE DI STAMPA E REPUBBLICA NEL MIRINO
DELL’AMBASCIATA RUSSA
ROMA - La cessione di Repubblica e La Stampa finisce nel
mirino dell’ambasciata Russa. In un post su Telegram, la rappresentanza
diplomatica ha auspicato che “con i nuovi proprietari, queste testate possano
fare ritorno alla tradizione che è propria del giornalismo professionale”,
mentre finora sono stati “megafoni di una sfrenata propaganda antirussa”.
Il commento su Telegram
“L’ambasciata ha avuto rapporti piuttosto complicati con i
quotidiani La Stampa e La Repubblica”, si leggeva nel commento. “I loro
giornalisti hanno fatto di tutto per compiacere i proprietari delle rispettive
testate, appartenenti ai vertici liberal-globalisti. Ma questo non è bastato a
salvarli”.
“Questi giornali sono divenuti megafoni di una sfrenata propaganda antirussa,
rinunciando, di fatto, a quelle radici, a quella storia grazie a cui, un tempo,
erano stati i simboli del libero giornalismo italiano”. “Ci auguriamo – ha
aggiunto l’ambasciata russa – che, con i nuovi proprietari, queste testate
possano fare ritorno alla tradizione che è propria del giornalismo
professionale, con ricadute positive anche sulla qualità dei materiali
pubblicati”.
La replica dal Cdr di Repubblica
Parole che non sono cadute nel vuoto, ma che hanno innescato
la replica dal Cdr di Repubblica, definendo “la nota dell’ambasciata russa una
interferenza gravissima che chiama in causa tutto il sistema dell’informazione
democratica in Italia, oltre che i vertici istituzionali di questo Paese”.
“A chi oggi specula sull’eventuale passaggio di proprietà del gruppo Gedi, e lo
fa per motivi di propaganda spicciola, possiamo solo ribadire che finché ne
avremo la possibilità continueremo a fare il nostro lavoro, in primis smontando
le narrazioni fasulle di autocrati, despoti e guerrafondai che non hanno alcun
rispetto per il diritto internazionale”, hanno scritto i rappresentati della
redazione. “Perché crediamo nel giornalismo libero, autentica chimera in un paese
come la Russia – e purtroppo non solo”.
Solidarietà politica
Anche la politica ha preso posizione con manifestazioni di
solidarietà alle redazioni per l’attacco subito. Di “accuse scomposte e
inaccettabili che arrivano dalla rappresentanza diplomatica di un Paese che,
non a caso, non sa cosa sia la libertà di informazione”, ha parlato Enrico
Borghi, senatore di Italia Viva.
“Un attacco diretto al pluralismo e alla libertà di stampa, valori
costituzionali che a Mosca sono notoriamente sconosciuti”, ha attaccato Angelo
Bonelli, deputato di Avs.
Critiche anche dalla deputata Pd Debora Serracchiani, che ha parlato di
“un’uscita spudorata per un regime in cui i media sono sottoposti a un
controllo rigidissimo e chi lo critica rischia di fare la fine di una
giornalista come Anna Politkovskaia o di Alexei
Navalny”. “Non accettiamo lezioni di democrazia e libertà di espressione da
parte di diplomatici che di mestiere fanno propaganda e ingerenza negli affari
interni d’Italia”.
Di attacchi da rimandare “al mittente con grandissima
forza”, ha parlato il sottosegretario all’editoria Alberto Barachini. Parlando
da Roma nello spazio ‘Esperienza Europa – David Sassoli’ in occasione del
Premio Sacharov, Barachini ha condannato “ogni tentativo di ingerenza, mi è
sembrato quasi un tentativo di condizionare la stampa italiana”.
“Questo non è possibile, non sarà mai possibile. Noi saremo sempre a difesa
della libertà d’opinione ma soprattutto della libertà delle testate di
esprimere la propria opinione, le proprie voci e il pluralismo delle opinioni”,
ha concluso Barachini
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(Credits: PrimaOnline)