TRIBUNA
GEDI, 5 GIORNI DI SCIOPERO DEI GIORNALISTI DEL GRUPPO
ROMA - A poche ore dalla decisione dei giornalisti de La Stampa di fermare l’uscita del quotidiano e
bloccare gli aggiornamenti online, l’assemblea dei CDR di Repubblica e del
gruppo Gedi ha votato per attivare un pacchetto di iniziative “a tutela del
perimetro delle lavoratrici e dei lavoratori e dell’identità del nostro
giornale a fronte della cessione ad un gruppo straniero senza alcuna esperienza
nel già difficile panorama editoriale italiano”. Su 316 aventi diritto hanno
votato in 271 di cui 254 favorevoli, 9 contrari e 8 astenuti. La mozione viene
quindi approvata a larghissima maggioranza e dà inizio allo stato di
agitazione.
Questa la nota dei CDR di Repubblica e del gruppo Gedi ai
colleghi:
Care colleghe e cari colleghi, qui il testo della mozione
L’assemblea delle giornaliste e giornalisti di Repubblica,
insieme alle lavoratrici e ai lavoratori degli altri settori, prende atto con
profondo sconcerto dell’annuncio della proprietà della svendita di quel che
resta del nostro gruppo editoriale, che in questi anni è stato smantellato
pezzo dopo pezzo dall’attuale editore, John Elkann.
L’assemblea decreta lo stato di agitazione permanente con la sospensione
immediata della partecipazione a tutte le iniziative editoriali speciali e
consegna al comitato di redazione e alla RSU un primo pacchetto di cinque
giorni di sciopero: siamo pronti a una stagione di lotta dura a tutela del
perimetro delle lavoratrici e dei lavoratori e dell’identità del nostro
giornale a fronte della cessione ad un gruppo straniero senza alcuna esperienza
nel già difficile panorama editoriale italiano, il cui progetto industriale è
al momento sconosciuto.
Per questo, l’assemblea ritiene intanto indispensabile che i vertici di Gedi
mettano immediatamente sul tavolo delle trattative con l’acquirente garanzie
sul mantenimento dei livelli occupazionali e sulla salvaguardia dell’identità
politico-culturale di un giornale come Repubblica, che costituisce dalla sua
fondazione, 50 anni fa, un pezzo della storia e della politica nazionale.
Ci impegniamo fin da oggi a combattere con ogni strumento a nostra disposizione
per la difesa di queste garanzie democratiche fondamentali per l’intero Paese.
In ballo non c’è un semplice marchio, ma la sopravvivenza stessa di un pensiero
critico.
Per questo faremo appello a tutte le forze sociali, politiche, sindacali e
istituzionali oltre che alla comunità dei lettori per avere il loro sostegno
nella battaglia che ci attende.
Il Cdr
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